La prima trance di
Roberto
Verso la fine del 1947, Roberto ebbe la sua prima trance ad
incorporazione, anche quella inaspettata: eravamo riuniti intorno ad
un tavolo per una delle consuete serate tra noi amici, quando
Roberto scrisse medianicamente, con una grafia sconosciuta, che
dovevamo concentrare la nostra attenzione su un oggetto che si
trovava in mezzo al tavolo. Noi credevamo si trattasse di un
esperimento di telecinesi e non toglievamo gli occhi dall'oggetto
indicato. Ad un tratto Roberto parve addormentarsi e iniziò a
parlare con voci diverse dalla sua.
Da allora fu un crescendo di esperienze: le entità legate a noi da
vincoli di affetto si presentavano sempre in minor numero,
sostituite da entità sconosciute che ci parlavano in modo dolce e
suadente, in un linguaggio perfetto anche nella forma. Ci
insegnavano tante cose e ci spiegarono anche che, una volta
raggiunta la certezza interiore che i nostri cari trapassati
esistono ancora - seppure in un piano di esistenza diverso - è
giusto che essi si svincolino del tutto dai piani più grossolani e
proseguano le loro riflessioni sulle esperienze fatte nella vita
terrena.
Ora ci riunivamo per ascoltare gli insegnamenti, con una certa
curiosità di sapere chi fossero le entità sconosciute che si
presentavano, o per lo meno avere notizie sulle personalità che esse
avevano rivestito sul piano fisico. Ma su questo non hanno mai detto
niente, affermando che non ha importanza da chi viene
l'insegnamento, ma ha importanza solo il fatto che esso trovi una
risonanza in noi, che sappia suscitare i nostri sentimenti migliori,
che dia serenità, che sia consono alla nostra logica. Lo stesso
Kempis ci ha sempre detto di non identificarlo con Tommaso da Kempis.
Nel frattempo avevamo letto i libri di Kardec e di Leon Denis e ci
eravamo documentati su ciò che era stato scritto sullo spiritismo,
anche perché io e mio marito sentivamo in pieno la responsabilità di
proteggere e guidare Roberto, ora diciassettenne. Fummo rassicurati
da un'entità che si presentò come la Guida di Roberto, con il nome
Dali (non Dalì come spesso sentiamo pronunciare), dalla voce
dolcissima e rassicurante e che si annunciava sempre con un intenso
profumo di violette.
Dopo i profumi, avvennero i primi apporti - piccoli oggetti che si
sentivano cadere anche a luce accesa o in pieno giorno - le
luminosità, la levitazione di Roberto: ho il ricordo chiaro di una
volta che Roberto fu sollevato con la poltrona su cui sedeva e
collocato su un tavolo che si trovava nella sala di riunione.
A diciotto anni Roberto si diplomò geometra e nacque subito il
problema di cercarsi un lavoro: mio padre, per certe sue sbagliate
iniziative, aveva dovuto cedere la sua attività ad un socio e il
denaro scarseggiava. Alcuni medium a pagamento chiesero a Roberto di
“ collaborare ”con loro, naturalmente dietro compenso. Altre persone
si dichiararono disposte a pagare profumatamente pur di assistere ad
una seduta: ma Roberto rifiutò sempre, categoricamente, di ricavare
il minimo vantaggio economico da questa sua prodigiosa medianità. E
così è stato per tutti questi trentasette anni!
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