La malattia
peggiora
Nel marzo del 1979 Roberto ebbe la gioia di una bellissima serata di
presentazione del libro Oltre l'illusione, - organizzata dalla Casa
Editrice - alla libreria Croce di Roma. Andammo a Roma con diversi
amici del nostro gruppo: poteva essere una giornata felice per
tutti, ma fummo rattristati dal fatto che Roberto non riuscì a
salire i gradini del treno. E anche il percorso dall'albergo alla
libreria gli costò molta fatica.
La libreria era gremita: gli oratori ufficiali furono il prof.
Giulio Cogni, il prof. Leo Magnino, il prof. Vincenzo Nestier, il
dott. Alfredo Ferraro che parlarono dei contenuti del libro. Il
prof. Emilio Servadio e Mons. Corrado Balducci parlarono dei
fenomeni paranormali in genere, anche in risposta alla famosa
trasmissione di Piero Angela alla televisione che aveva negato in
blocco l'esistenza dei fenomeni.
Ci furono parecchi interventi del pubblico e parecchie domande:
Roberto seguiva attento, seduto in fondo alla sala: sempre schivo e
modesto, non volle farsi conoscere. La mattina presto ripartì per
Firenze con Corrado e altri amici: non si sentiva a suo agio fuori
di casa e temeva di limitare i nostri programmi. Io, mio figlio, mia
cognata Franca e altri amici ci trattenemmo a Roma fino al
pomeriggio: fummo invitati a pranzo dal prof. Amedeo Rotondi, che
aveva tenuto a battesimo il nostro primo libro Dai mondi invisibili.
Ci ripromettemmo di ritornare a Roma con Roberto appena fosse
guarito: anche a Roma adesso aveva tanti amici che desideravano
conoscerlo e che si riunivano spesso nella libreria Rotondi di via
Merulana ad ascoltare e commentare le registrazioni delle nostre
sedute.
Ma le gambe si facevano sempre più deboli: Roberto si ricoverò
allora al reparto neurologico dell'ospedale di Careggi a Firenze,
diretto dal prof. Amaducci. Furono eseguite altre serie di analisi,
puntura lombare, elettromiografia, elettroencefalogramma, eccetera.
Ma non risultò niente: fu fatta una diagnosi di polinevrite.
Altro periodo di speranze in attesa che le numerose cure prescritte
avessero un risultato: ma Roberto camminava con sempre maggiore
difficoltà e il neurologo di Firenze consigliò di fare una biopsia
al nervo della gamba al reparto neurologico dell'ospedale di Verona.
Accompagnammo Roberto a Verona e io mi trattenni con lui tutto il
tempo della sua degenza all'ospedale. Ricordo con gratitudine le
gentilezze del dott. Gastone De Boni, tutte le cortesie che Roberto
ebbe in quell'ospedale, le visite degli amici di Bologna e di
Brescia. Il prof. Rizzuto eseguì la biopsia al nervo, fece altre
analisi: tutto negativo. Roberto fu dimesso con diagnosi di
polineuropatia e con un certo ottimismo sull'esito della malattia, o
almeno cosf a noi parve.
Della sua malattia ciò che lo angustiava di più era dover essere di
peso ad altri e vedere limitata la sua autonomia. Quella sua
privacy) che gli aveva permesso di vivere la sua vita normale
nonostante lo straordinario fenomeno della sua medianità, veniva
intaccata: quella libertà nelle piccole cose - più teorica che reale
- di cui sapeva gioire, si riduceva enormemente.
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