Francois
Per quattordici mesi ci riunimmo solo per parlare tra noi e
rileggere le lezioni: intanto io e Roberto preparavamo il terzo
volume, mettendo insieme certi messaggi del Maestro Claudio che
erano sui libri Incontri e Colloqui e che non avevamo messi nei
precedenti libri.
Nell'aprile del 1980 ricominciarono - spontaneamente ed
estemporaneamente - le trance di Roberto: a volte avvenivano alla
presenza di tre o quattro amici, e tutti noi potevamo solo ascoltare
le registrazioni. Fu l'inizio di un diverso modo di condurre le
sedute.
Nel mese di giugno del 1980 due nuovi amici entrarono a far parte
del Cerchio Firenze 77: Francois Broussais e Pietro Cimatti. Il
primo era un amico dell'altra dimensione: è l'unica entità di cui si
conosce l'identità dell'ultima incarnazione. La sua manifestazione
ha veramente del fantastico.
Il 19 giugno 1980 ero andata da Roberto nel primo pomeriggio poiché
mi aveva comunicato una cosa straordinaria. Come ho già detto
stavamo preparando il nostro terzo libro e avevamo già messo insieme
diversi dattiloscritti delle lezioni di Claudio e altri messaggi
ricevuti dopo la stesura del libro Oltre l’illusione dando un certo
ordine logico agli argomenti e dividendoli per capitoli.
Tutto il fascicolo contenente queste pagine - che praticamente
costituivano già tutto il volume - era stato messo sulla scrivania
nello studio di Roberto la sera del 18 giugno. La mattina Roberto
era andato in ufficio e fino al pomeriggio non si era recato nel suo
studio: quando si era seduto alla scrivania per dare un'occhiata al
lavoro fatto insieme, aveva trovata cambiata la disposizione di
certi capitoli, con piccole correzioni e aggiunte tra le righe con
la calligrafia di Dali, a noi ben nota quando si presentava
scrivendo e quando aveva corretto - tramite Roberto in trance - i
libri curati da Nella Bonora.
Tutto questo non l'abbiamo mai detto, tanto sembra inverosimile: del
resto tutta la fenomenologia di questa medianità - pur rientrando
nei canoni delle grandi medianità del passato - può sembrare
inverosimile a chi non accetta che esistano altre dimensioni oltre
quella fisica.
A casa, con Roberto e Corrado, c'erano altri due amici: Giuliana e
Fabrizio Manneschi: tutti e cinque ci mettemmo entusiasti ad
esaminare le modifiche apportate alla disposizione delle pagine del
dattiloscritto, che risultava in-fatti più scorrevole. A un tratto
avvertimmo un intenso pro-fumo di violette, fenomeno questo che
caratterizzava l'inizio di una trance estemporanea. Roberto si
adagiò su una poltrona e noi ci sedemmo intorno a lui: fuori c'era
il sole e anche con le serrande calate non riuscimmo a fare il buio
completo, perché dai lati della grande finestra a tre vetrate
filtrava molta luce. Roberto si fece mettere un foulard sugli occhi,
fermato a mo' di benda dietro la testa, perché quando era in trance
anche un minimo filo di luce gli faceva arrossare gli occhi.
Avevamo preparato il registratore, ma la voce della Guida fisica -
Michel -ci pregò di munirci di macchina fotografica. Corrado si
staccò dalla catena e andò a prendere quanto richiesto: l'unica
macchina fotografica già munita di pellicola era la Polaroid;
rientrò nella stanza con la macchina, e Michel lo fece inginocchiare
davanti a Roberto con la macchina puntata verso il suo volto.
Praticamente Corrado rimaneva in mezzo ad un piccolo cerchio formato
da noi in catena:
Roberto però aveva le mani libere, poiché le mani di Giuliana e di
Fabrizio che erano ai suoi lati, erano appoggiate alle sue spalle.
Avevamo potuto vedere bene ogni cosa perché i nostri occhi, abituati
ormai alla penombra, distinguevano bene tutto. Michel ci invitò a
stare concentrati e a recitare mentalmente il Padre Nostro. “ Quando
te lo dico io, scatta ”, disse rivolto a Corrado. Così fu fatto:
all'espulsione del primo cartoncino, Roberto lo prese tra le mani.
Alla distanza di pochi secondi l'una dall'altra furono scattate
alcune fotografie, con nostra grande meraviglia perché con quella
poca luce la Polaroid non avrebbe potuto funzionare senza flash.
Poi l'entità annunciò: “ Ora basta: è una serie di fotografie. Solo
la quinta è completa. Fatele pure vedere agli amici e agli ospiti,
ma non pubblicatele: è Francois! ”.
Roberto si svegliò dalla trance, chiese se c'era stato un messaggio:
noi eravamo tesi e ansiosi di vedere cosa era venuto. Raccontammo
tutto a Roberto mentre tiravamo su la serranda, prendemmo le foto
che la Guida aveva appoggiate sul ripiano di un mobile vicino e
guardammo esterrefatti.
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