I primi sintomi
Nell'autunno del 1978 Roberto cominciò ad accusare una certa
debolezza alle gambe: fino ad allora non aveva mai sofferto del
minimo disturbo. Anche dopo le sedute si sentiva benissimo e non
accusava stanchezza. Del resto, le sedute non erano mai più di ottoo
nove in tutto l'anno, poiché dal giugno all'ottobre ci riunivamo
solo per parlare fra noi e rileggere i messaggi. Aveva un fisico
perfetto e dimostrava molto meno dei suoi quarantotto anni. Talvolta il suo modo di fare schivo e rispettoso fino allo scrupolo metteva in soggezione e poteva dare l'impressione che non volesse aprirsi completamente; ma chi ha avuto bisogno delle sue parole e della sua presenza sa quanto ampia fosse la sua disponibilità e capacità di amore, di un amore imparziale e così poco possessivo anche nei riguardi di noi più stretti congiunti che qualche volta ci era incomprensibile. Infatti, il suo affetto e la sua comprensione sgorgavano solo alla nostra richiesta, senza mai prevaricare e senza mai pretendere attenzioni per se stesso. Il lavoro al Comune di Firenze gli piaceva molto e nel suo ambiente di lavoro era molto apprezzato. Nel tempo libero si occupava di elettronica, ascoltava musica, leggeva; qualche volta andava al cinema con Corrado e due amiche del Cerchio. Ma più di tutto amava starsene tranquillo in casa: anche per le vacanze sceglieva posti con poca confusione e con pochi amici. Io mi meravigliavo molto del tipo di vita che conduceva e gli dicevo: “ Se fossi io un giovanotto libero, pieno di fascino come te, sai come mi piacerebbe andare alle feste da ballo, frequentare posti alla moda, fare lunghi viaggi... ”. E lui rideva di questa voglia di divertirmi che mi era rimasta, nonostante fossi ormai una signora un po' matura. Il babbo era trapassato e la mamma era venuta a vivere con me a Ceppeto: non poteva più occuparsi della casa ed io ero felice di averla con me. Roberto veniva spesso a pranzo da me e nel mese di agosto passava qualche giorno con noi. Io avrei voluto averlo anche più spesso, ma Roberto era pieno di riguardi e temeva sempre di disturbare: non sapevamo mai quali erano le cose che gli procuravano veramente piacere o quelle che faceva per far piacere a noi. Il fatto è che cercava di pesare il meno possibile sugli altri e da quando la mamma non stava bene, faceva da sé tutte le cose che la donna a ore non arrivava a fare. Ricevevamo tante lettere e rispondevamo a tutte: quelle con domande difficili le passavo a Roberto o gli chiedevo cosa dovevo rispondere. Era bello lavorare insieme, interessarsi alle stesse cose... Ora però mi sembrava che il fratello maggiore fosse lui, così saggio e così lungimirante! |