Un'occasione importante

 

Nel 1960 Roberto vinse un concorso per un posto d'impiegato al Comune di Firenze: ne fu molto felice perché le mansioni che doveva svolgere gli erano più congeniali e perché lo stipendio era migliore.

Per qualche anno avevo partecipato alle sedute saltuariamente: nel 1965 - dopo la stesura del nostro secondo libro “ Colloqui ” - ricominciai ad assistere a tutte le sedute e mi accorsi di quanto l'insegnamento fosse progredito. Ora gli argomenti andavano oltre le teorie espresse dalle filosofie orientali, dalla teosofia, dai libri, da Ramacharaka, Krishnamurti eccetera. Si trattava di vera filosofia esoterica.

I Maestri avevano cominciato ad introdurci al concetto di Eterno Presente e di Dio-Assoluto, al concetto di “ eternità ” inteso come “ senza-tempo ” e non “ tempo senza fine ”. Ricordo che ad alcuni dei partecipanti gli argomenti erano un po' ostici e sembrava loro che conoscere queste profonde verità non avesse in effetti nessuna utilità per il vivere di ogni giorno: preferivano l'inse­gnamento etico, le spiegazioni sulla vita dell'aldilà, sulla legge di causa ed effetto o karma.

Ma in una seduta ci fu detto: “…Il vero scopo dell'esistenza delle sedute medianiche è l'insegnamento: perciò, quando si è potuto accertare che non siamo di fronte a quegli isterici vaniloqui che molto sovente si chiamano sedute spiritiche o medianiche, allora le porte della comunicazione devono aprirsi. Ma la comunicazione fra il mondo degli incarnati ed il mondo dei disincarnati, per essere all'altezza del miracolo che rappresenta, non può limitarsi a darvi notizie dei parenti trapassati o ad enunciarvi principi morali che più o meno le religioni, le filosofie conoscono e insegnano. Se il dialogo fra noi e voi deve continuare, dobbiamo parlarvi di qualcosa che va oltre, qualcosa che l'uomo da solo non può scoprire, se non quando è molto avanti nel sentiero dell'iniziazione. Per questo vi abbiamo portato, vostro malgrado, su terreni che possono offrire certe difficoltà di comprensione... Non possiamo continuare a ripetere quello che con tanto amore avete raccolto e che potete continuare a leggere e a meditare...”.

In un colloquio con Dali, io confessai i miei limiti e la mia decisione di accontentarmi di quello che avevo recepito fino ad allora. Ed egli, con la sua consueta dolcezza, mi rispose: “ Come vuoi, cara, ma ricordati che nella via verso l'evoluzione della coscienza c'è un momento in cui tutti devono acquisire queste conoscenze. E giacché in questa vita ti è offerta l'occasione di avere risposte a quesiti così importanti, perché vuoi fatti sfuggire l'occasione? ”.

Da quel momento dedicai tutta la mia attenzione all'insegnamento filosofico e sono lieta di essermi impegnata al massimo dei miei limiti, perché solo così posso essere certa di avete speso bene i talenti che in questa vita mi erano stati dati, intendendo per talenti la mia possibilità di attingere a questa fonte meravigliosa.

Le riunioni avevano assunto un ordine che, se anche non fu mai codificato, era diventato una normale consuetudine. Dopo la lettura della lezione ricevuta nella precedente riunione medianica, si intavolava la discussione sulla base delle domande di chiarimento che ciascuno faceva. Ognuno cercava di comunicare agli altri ciò che aveva capito e così facendo chiariva anche a se stesso le idee. Poiché le opinioni erano spesso diverse, il parteggiare per una opinione o per l'altra coinvolgeva anche chi non partecipava attivamente alla discussione.

Spesso cercavamo di trascinare anche Roberto nelle nostre disquisizioni, ma lui quasi sempre evitava di farsi coinvolgere, sapendo quanto peso avrebbe avuto la sua opinione, che ognuno di noi aveva sperimentato essere sempre ben radicata e ponderata. Così, probabilmente per paura di troncare, con le sue asserzioni, il nostro accalorato discutere, egli preferiva tacere. Ma a chi l'osservava con attenzione, mostrava la sua profonda partecipazione e i suoi rari interventi erano sempre estremamente succinti e tesi a sdrammatizzare gli apparenti o reali contrasti di interpretazione.

Fin dalle prime comunicazioni ci era stato detto dalle nostre Guide che essi non avrebbero potuto toglierci le esperienze dolorose che avremmo dovuto superare nella vita: potevano solo aiutarci ad accettarle, facendoci comprendete che ogni esperienza ha una sua valida ragione di esistere. E le esperienze dolorose ci sono state per tutti noi: l'alluvione di Firenze che semidistrusse la casa di via Lulli, l'infermità di mio padre per la frattura del femore, la mamma che si ammalò di cuore, Corrado che contrasse il diabete, mio marito che subì una grave operazione.

Dopo l'alluvione, Roberto, con i miei genitori e Corrado - che non ci aveva più abbandonato -, viveva in un condominio di via Francesco Doni, sempre nello stesso rione.

In tutti questi anni ha vissuto una vita normale, partecipando alle speranze e alle delusioni della nostra epoca, tenendosi sempre informato non solo dei piccoli e grandi drammi individuali che ognuno di noi gli confidava, ma anche delle tensioni politiche e sociali di cui soffriva con altrettanta partecipazione.

 

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