DI Ridi Umberto
(Relazione in una conferenza tenuta a Torino il 16\6\1984)
Circa sette anni fa, quando per la prima volta, sentii parlare del Cerchio Firenze 77 ed ebbi modo di leggere alcuni messaggi, avevo già alle spalle alcune esperienze e varie letture di esoterismo e spiritismo in particolare, avevo già una mia filosofia ben precisa a cui credevo fermamente e a cui mi appoggiavo come la migliore e come quella che ritenevo più giusta. Cercavo quindi casomai conferme e chiarificazioni, non mai nuove rivelazioni. Invece ciò che lessi mi confuse e, devo dirlo, mi fece entrare in crisi con me stesso, perché quelle cose che stavo leggendo non modificavano affatto le verità che attraverso vari altri illustri medium erano state date all’uomo, ma capovolgevano completamente tutti quei valori dell’io intesi all’acquisizione, alla gratificazione e all’espansione di sé stessi. Certamente parlo per me, di ciò che credevo una morale e un’etica facile e ben definibile, raggiungibile e gratificante; parlo di questo e altro ancora che, con quelle letture, mi era stato completamente tolto. Mi sono ritrovato così a cercare di capire la realtà del divenire che non era più tale, la verità di un Dio che diventava raggiungibile nella sua infinità, la caducità di un io, che è l’unica fonte dei nostri dolori, ma è anche l’unico mezzo per capirli e lasciarli. A guidarmi è stata quella sottile trama che, a volta nascosta, a volte violenta, lega tutto un modo di pensare nuovo e responsabilizzante, l’importanza della consapevolezza di ogni nostro singolo atto, il "conosci te stesso" di Claudio che però è anche implicito nel parlare delle altre Guide; base di tutta una nuova morale ed etica che non premia nessuno, non gratifica di niente, ma chiede solo di conoscerci, renderci consapevoli e basta. A questo indirizzo viene, poi, accompagnata una spiegazione della realtà coerente, logica, un’esposizione chiara e senza ambiguità che mette davanti a delle evidenze che non hanno bisogno di nessuna fede, nessun atteggiamento necessariamente mistico, ma solo di un briciolo di buon senso e una sincera volontà di capire. Per me era entrare nell’avventura della vita senza più impedimenti. Tutto era ed è ancora da scoprire, e le persone che mi circondavano, diventavano mondi misteriosi non più antagonisti, ma veramente "fratelli" nella misura in cui io e solo io sapevo accettarli. Tutto questo mi ha dato una nuova rivalutazione della vita e di quel "piano fisico" che solitamente è relegato a "mondo di prova", di espiazione o a "valle di lacrime". Non più un’azione volta ad accumulare meriti o altro per un mondo futuro, un paradiso o un aldilà qualsivoglia, ma un vivere "ora", consapevolmente, cosciente che ogni momento vissuto nel presente (e solo nel presente) è veramente valido, prezioso, unico e irripetibile; gioia della vita per la vita. Questa è stata la scoperta e la rivalutazione più grande che io devo agli insegnamenti delle Guide del Cerchio Firenze 77. Poi c’è stata l’esperienza in comune: le discussioni, i dibattiti, le domande e le risposte; contatti umani che sono stati unici, ricchi come difficilmente, nel contesto sociale quotidiano, si possono trovare. Persone con le quali non è difficile sentirsi fratelli, potersi confidare con la certezza di non essere giudicati, potersi esprimere con la sicurezza di non essere fraintesi. Poi ancora oltre: il contatto e l’esperienza diretta con le sedute; ma solo come cornice finale di un quadro pazientemente disegnato. Esperienze indimenticabili: i profumi, le luminosità, la materializzazione lenta di una scarpina d’argento poi donata a mia moglie, e altre materializzazioni successive in altre sedute che non finivano di meravigliarmi, e le parole dette dalle Guide con cui finalmente potevo dialogare. L’avventura continuava, ed è continuata così per sette anni, donandomi in così poco tempo, così tante cose che non basterà tutta la mia vita per poterle veramente comprendere. Questa è la ricchezza più grande che io potessi mai desiderare. Oggi un capitolo è chiuso, ma per me è solo la prefazione di un libro ancora tutto da scrivere, e per questo vorrei poter ringraziare qualcuno e sentirmi ancora rispondere "solo l’Altissimo sia ringraziato".
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