Fuori da ogni fideismo ingenuo, in un'atmosfera di
critica oggettiva, qualche decina di amici si riunisce ogni mese in una
villa nei dintorni di Firenze. Indipendentemente dall'origine dei fenomeni,
il livello delle manifestazioni impone che degli stessi si parli, con quella
obiettività che la scienza onesta esige. Nessun preconcetto è
giustificato, quando vi è possibilità di analisi costruttiva.
Penso convenga ch'io scriva in prima persona. Ciò
facendo, m'assumo una maggior responsabilità in merito a quanto
sto per esporre.
L'attività del gruppo si svolge da una trentina
d'anni. Ristretto all'ambito familiare prima, comprende oggi il numero
massimo di partecipanti che il locale (pranzo-salotto) può ospitare.
Nè, pur se si potesse, converrebbe aprire le porte ad altri, senza
particolare oculatezza.
Le relazioni delle sedute del gruppo hanno per ora
avuto carattere solo aneddotico, poiché‚ non era stato possibile
avallare con testimonianze esclusive e oggettive. Sottolineo subito: con
questa mia affermazione, non è che io pretenda che i terzi valutino
la mia testimonianza superiore a quella d'altri; è soltanto che
mi è capitata la fortuna di poter anche essere teste esclusivo.
Conseguentemente sussiste una sola alternativa, i cui termini sono:
a) io mento e i fatti sono falsi;
b) io non mento e i fatti sono reali. Per quanto dirò,
il trucco, oltre a essere immotivato, sarebbe stato pure impossibile. In
merito all'essenza spiritica o non di quegli eventi, non posso (non è
che non voglia) pronunciarmi.
Il mio parere, fra l'altro, non avrebbe significato.
Infatti, condivido pienamente quanto Robert Tocquet mi scrisse un giorno:
"In tutte le mie opere ho dimostrato che i poteri subconsci dell'uomo consentono
di spiegare i fenomeni paranormali e che, a proposito, è stato inutile
il ricorso all'ipotesi spiritica". Sottolineo tuttavia che io avrei scritto
"non indispensabile" in luogo di "inutile". Sostengo infatti che un'ipotesi
di lavoro, anche ardita, non può assolutamente essere inutile. E
questo, perché‚ penso che nessuno sia in grado di dimostrare oggettivamente
che entità disincarnate possano intervenire, anche se è quasi
certo che "quasi mai intervengono" e che, se esistono fatti spiritici,
nella casistica, corrente, tali fatti devono essere considerati estremamente
eccezionali . Qui esporrò degli eventi e il lettore tirerà
conclusioni comunque compatibili con le sue opinioni: ciò vale pure
per coloro che giudicheranno falso tutto quanto sto per dire.
Premetto anche che non intendo parlare del contenuto
delle comunicazioni, pur se interessante ed elevato, poiché questo
argomento è stato ripetutamente trattato sulla rivista. Con i particolari
necessari, esporrò invece i fenomeni fisici: quelli che, divenuti
oggi rarissimi, da molti vengono addirittura negati, almeno in relazione
alle sedute a orientamento spiritico, come quelle in argomento e che, sia
pure come ipotesi, dobbiamo pur accettare, per un'analisi non preconcetta
di fatti su cui ancora tanto c'è da scoprire.
Dopo la disquisizione di una presunta entità (Alan, dall'accento fortemente inglese), si è manifestata quella
che si denomina "guida fisica". Mentalmente ho allora posto la seguente
domanda: "Perchè‚ guida fisica? Non è dalle facoltà
del soggetto, che dipende la possibilità o non di estrinsecazioni
di tipo fisico?". La risposta è stata:
"Non tutti sono in grado di fare fenomeni fisici...non
tutte le entità...; occorre che l'entità che sovraintende
alle manifestazioni fisiche abbia avuto modo di esercitarsi. Altri, che
non hanno questa possibilità - nonostante la medianità sia
la stessa - non possono provocare fenomeni fisici".
Ho detto che non intendo discutere il tenore delle
comunicazioni, quindi non commento la risposta. Il carattere pertinente
della stessa, invece, pone in evidenza un fatto telepatico che, se unico,
potrebbe essere stato casuale, mentre - come vedremo - la ricorrenza di
fenomeni del genere fu tale da renderne poco probabile l'aleatorietà.
Preferisco, a questo punto, riportare la testimonianza
dell'ingegner S. V. che così ha scritto: "... Sento che la respirazione
dello strumento si fa più profonda, fino a divenire affannosa. Ho
l'impressione che stia compiendo un notevole sforzo fisico. Abbastanza
rapidamente l'interno delle mani del medium acquista luminescenza e l'intensità
luminosa è tale, per cui è possibile scorgere alcuni tratti
del volto e qualche particolare dell'abito; considerato il mio punto di
osservazione, debbo ritenere che lo strumento sia a terra; le mani sono
mosse come se il medium, con palese nervosismo, cercasse di massaggiarle
a vicenda. A richiesta della guida fisica, viene acceso il lampadario al
centro della stanza: lo strumento è a terra appena appoggiato sul
fianco destro, le spalle sono contro la poltrona, la testa è reclinata
in avanti, le mani ci vengono offerte alla vista ma non vi scorgiamo traccia
di cosa alcuna, le gambe sono appena ripiegate sulla sinistra. Dopo qualche
tempo, forse più di dieci secondi, la luce viene spenta e la luminescenza
è nuovamente visibile sulle mani...".
Io ero ancora più vicino al soggetto e - oltre
a confermare l'esposto dell'ingegner S. V. - ricordo che la luminescenza
di quelle mani si rifletteva nelle lucide piastrelle del pavimento. Inoltre
- particolare rilevante - esse emanavano un denso vapore biancastro, definito
dalla guida fisica ectoplasma. Se poi il mio poco efficiente senso olfattivo
non m'ha ingannato si produceva un forte odore di ozono. Ma non dovrei
errare: da ragazzo e durante i miei studi universitari, ho molto operato
con apparecchiature elettriche, e quell'effluvio ben lo ricordo. E ho pure
presente l'ingombro dei dispositivi producenti ozono. ovvero ossigeno triatomico
che non può essere ottenuto per via chimica.
"Mentre la luminescenza sta attenuandosi", scrive
ancora l'ingegner S. V., "trascorrono alcuni momenti, durante i quali il
medium sembra sottoposto a un grande sforzo, quindi s'ode il tintinnio
di un oggetto metallico che cade a terra". La presunta entità comunica:
"Il dono che vi ho lasciato questa sera è molto
minuscolo in quanto dobbiamo amministrare delle forze che abbiamo a disposizione".
L'apporto era una vera nuziale. Poiché - contrariamente
al solito - essa non venne destinata ad alcuno (da parte delle entità
vere o presunte che fossero), fu messa dallo strumento in una busta, dalla
quale - come egli constatò appena giunto a casa - sparì misteriosamente.
I fatti di cui ho detto, sono accaduti nella riunione
del 15 novembre 1975: la prima del ciclo 1975-'76. Quale fisico, non posso
avallare l'apporto dell'anello, ma solo ritenerlo un evento possibile.
Che io creda o non creda, poi, è un fatto mio privato che non ha
significato per il lettore. Ma - sempre come fisico - devo esprimere un
parere in merito alla luminescenza delle mani dello strumento, o - per
lo meno - fornire ragguagli tali che specialisti ben ferrati in merito
all'emissione di luce fredda, possano eventualmente esprimere pareri. Prima
di tutto, è necessario osservare che nessuna traccia di sostanza
visibile a occhio nudo era evidente sul dorso e sul palmo delle mani del
soggetto, anche se - all'oscurità e prima che quelle mani fossero
completamente luminescenti - i bordi delle aree presentavano i contorni
ritraentisi, propri delle sostanze poco bagnanti le superfici d'applicazione.
Altro fatto da rilevare è che, sia pure con
le riserve di cui dirò, la manifestazione era ascrivibile più
ai fatti di fosforescenza che non di fluorescenza. Ma le riserve sono tutt'altro
che trascurabili. Escludo nel modo più categorico che esistessero
apparecchiature fisiche eccitatrici, e sottolineo come il fenomeno sia
iniziato all'oscurità e sempre all'oscurità abbia raggiunto
il suo massimo. Per di più, oltre che al tempo, la luminescenza
fu graduale rispetto allo spazio, in quanto un primo tenue chiarore si
sviluppò in corrispondenza della punta delle dita, per estendersi
poi alle intere mani, con quelle caratteristiche di cui ho detto, manifestantisi
con contrazioni periferiche dovute alla tensione superficiale, come se
una sostanza fosse applicata alla pelle (ectoplasma?). Ma su quelle mani
- e lo ripeto nel modo più categorico - non v'era nulla che alla
luce, seppure intensa, fosse percepibile. Una qualsiasi applicazione di
sostanza fluida e tantomeno pastosa, non sarebbe sfuggita all'esame avvenuto
alla forte luce del lampadario centrale. Altro fatto degno di nota, fu
il rapido decadimento della luminescenza fino all'estinzione, appena avvenuto
l'apporto. Una legge di caduta che, penso, sia incompatibile con qualsiasi
emissione di tipo fosforico, iniziata per di più senza eccitazione.
Alla seconda seduta (13 dicembre 1975), mi sono presentato
molto agguerrito dal punto di vista dell'analisi critica. Dopo una prolusione
dell'entità Dali e di un'altra a tutti sconosciuta (ma successivamente
identificata a seguito di indagini), si sarebbe presentata la guida fisica,
alla quale rivolsi una domanda mentale. "Ammesso che nelle manifestazioni
implicanti smaterializzazione e rimaterializzazione, la materia divenga
energia, dove viene immagazzinata l'informazione della forma?". Un processo
molto più semplice e più... umano, è quello della
fusione: soltanto un cambiamento di stato. Ma, se si fonde una moneta,
essa non si può più riottenere se non se ne è conservato
lo stampo. É mai possibile che la materia divenga energia e poi
ancora materia, senza un "quid" che la riconformi qual era? Ebbene, pur
non discutendo il contenuto della risposta, ritengo essenziale che un riscontro
alla domanda solo pensata, ci sia stato; eccolo:
"...Possiamo dire a livello atomico, un... come chiamarlo...
un'armatura... un'intessitura... ecco, quando noi apportiamo un oggetto,
dobbiamo su questa intessitura riportare la materia che prima abbiamo smaterializzato.
Adesso questo oggetto ha la sua armatura".
Mentre lo strumento così commentava, "impastava"
con le mani un "malloppo" informe, esso pure luminescente, che andava gradatamente
ingrandendosi e assumendo l'aspetto che poi constatai essere quello dell'oggetto
apportato. Almeno in linea di massima; infatti, a mano a mano che i particolari
emergevano, la luminescenza decadeva sì che alla fine non fu più
possibile seguirne la formazione. Ad operazione terminata, la signorina
B.R. di Milano (alle sedute di Firenze partecipano persone di diverse città)
fu invitata dallo strumento a raggiungerlo e a ricevere l'apporto in dono.
La presunta guida aveva comunicato che l'oggetto proveniva
dal Messico: si trattava di una caratteristica testina, probabilmente
funeraria, di pietra nera variegata. Ma, in merito, c'è un altro
fatto veramente di rilievo da porre in evidenza. Al manifestarsi della
guida fisica, io avevo talmente formulato i miei dubbi in merito all'apporto
vera nuziale, avvenuto nella precedente seduta. Così, infatti, pensai:
"Questi ,apporti al buio e in presenza di tante persone mi lasciano perplesso...
pure la mancanza d'accertamento in relazione all'atto in cui la materia
si ricostruisce mi trova incerto...". Ebbene, ogni mia richiesta solo pensata
è stata soddisfatta. Prima di tutto, ecco come si espresse la voce
medianica, in risposta al terzo dei punti da me mentalmente elencati:
"Noi apportiamo questi oggetti... questa sera ho deliberatamente
fatto una materializzazione lenta per darvi modo di vedere come sono...
come avvengono i fatti"
Inoltre, la comparsa fra quelle mani luminose di un
qualcosa, venne così commentato, mentre le dimensioni dell'oggetto
da modestissime stavano raggiungendo quelle reali:
"...Adesso è plastico... non è solido...
non è ancora completo... adesso è più solido che all'inizio...
non è più trasparente, ma non è ancora completo...".
Nel modo più categorico, posso affermare che
la descrizione corrispondeva allo svolgersi del fenomeno che, con una certa
emozione (tuttavia non vincolante il mio spirito critico), sono riuscito
a seguire, da una distanza di circa cinquanta centimetri dalle mani plasmanti
e luminose del soggetto. L'oggettività della mia percezione venne
confermata dagli altri presenti.
Avrei dovuto essere soddisfatto: e lo ero, infatti.
Ma la diffidenza di noi fisici è sempre molto restia ad appagarsi
di fronte a realtà così irrazionali. É per questo
che consideravo ancora senza risposta due dubbi essenziali: quello concernente
gli apporti al buio e quello per cui gli stessi avvenivano alla presenza
di tante persone; in sostanza, mi pareva mancasse un avallo oggettivo all'apporto
della fede nuziale, di cui alla precedente seduta. Ma alla fine, il presunto
spirito che faceva gli onori di casa (la guida Dali) disse, sempre tramite
il medium:
"Ora, lasciate tutti la sala tutti tranne il fratello
Alfredo (ossia il sottoscritto) e lo strumento".
Quando fummo soli mi sentii dire:
"Prendi le mani dello strumento e non lasciarle libere
per tuo controllo, e seguilo dove ti condurrà".
Mi resi conto che mi portava dall'altro lato dell'ambiente.
Qui si sedette su una poltrona e m'invitò a prendere posto su una
sedia che, essendovi ancora buio, io non avevo visto.
Una volta seduti l'uno di fronte all'altro, la presunta
entità mi informò:
"Alla destra dello strumento c'è un interruttore...
trovalo, ma sempre senza abbandonare le mani dallo strumento... quando
dirò d'accendere, accendi... ".
Frattanto, mi rendevo conto che il medium stava compiendo
uno sforzo particolare: il respiro era frequente e affannoso. All'ordine
d'accendere la luce, lo feci: la mano destra del soggetto, da me sempre
tenuta, seguì la mia senza sforzo né accondiscendenza. Alla
luce assai viva, m'accorsi che il volto davanti al mio era grondante di
sudore; tutta la camicia mezza impregnata.
Il seguente messaggio fu: "Accertati, sempre senza
lasciare le mani dello strumento, che nessuno sia presente". Pur essendone
già sicuro, ricontrollai: ero assolutamente solo col medium. Dalla
sua bocca uscì un nuovo ordine: "Presta la massima attenzione".
Immediatamente dopo, un oggetto cadde dal soffitto: era una chiave d'argento.
"Ora devi essere convinto", mi venne detto, mentre ancora tenevo fra le
mie le mani del soggetto, "poiché‚ come desideravi, hai avuto un
apporto alla luce, soltanto per te". Purtroppo non ho la registrazione
del dialogo, in quanto l'amico che manovrava il magnetofono era uscito
assieme agli altri e, all'atto d'abbandonare la sala, aveva fermato l'apparecchiatura.
Sempre immerso in profondissimo stato di trance, il soggetto mi disse ancora:
"É un regalo per la tua compagna... deve sempre portarlo con sè...".
Una caratteristica delle sedute del Cerchio Firenze
77 è la metodicità degli apporti. In merito a questi, le
presunte entità dicono che devono essere toccati soltanto dal destinatario
degli stessi, cosa cui gli interessati si sono sempre attenuti. Questo
fatto mi lasciava perplesso. É per tale ragione che ho formulato
la domanda mentale: "Che cosa succede se altri toccano un apporto?". Ecco
la risposta:
"Noi li sintonizziamo col vostro fluido: ecco perché‚
vi diciamo di non farli toccare a nessuno; soltanto voi stessi potete toccarli.
Naturalmente non succede niente se altri li toccano... apparentemente...
si perde la sintonizzazione tra questi oggetti e voi... ".
Una risposta del genere farà senz'altro inorridire
molti, in quanto sa d'occultismo. Tuttavia, sul piano scientifico, vi si
può trovare un collegamento coi fatti psicometrici, sulla realtà
dei quali non v'è dubbio e sulla cui eventuale natura fluidica nessuna
smentita è stata ancora possibile, a livello di rigore sperimentale.
E la perdita di sintonizzazione? Essa pure può apparire assurda.
Ma non potrebbe esservi invece attinenza con l'inquinamento constatato
da Osty, il quale notò come estrinsecazioni psicometriche successive
a un rilevamento errato, si trascinassero l'errore, pur mutando i soggetti?.
Comunque, si osservi che la risposta pertinente alla domanda mentale l'ho
avuta anche in questo caso. Che siano proprio state tutte combinazioni?
Non credo.
Nel corso delle sedute di Firenze, sono assai rilevanti
pure i fenomeni fisici olfattivi. I profumi risultano talmente intensi,
per cui la saturazione dell'organo di senso (così come l'assorbimento
nel caso dell'udito e l'abbagliamento nel caso della vista) non consente
di ben distinguere i diversi profumi. Io, almeno difettando nell'odorato,
non li distinguo. Comunque, la manifestazione di una certa Teresa è
accompagnata da un'intensissima fragranza di rose. Nel corso della prima
seduta, confesso d'aver dubitato. É per tale ragione che, durante
la seconda, al ripetersi del fatto, espressi mentalmente il mio dubbio.
La presunta Teresa, ovvero il soggetto in trance, nonostante l'oscurità
e il fatto di trovarsi al centro della sala, venne a prendermi per mano,
e mi condusse fuori dal cerchio (sedevo in terza fila). Ovviamente non
persi l'occasione: fiutai il soggetto sulle mani, sulle braccia, sul capo,
sul collo, sulla nuca: da ogni suo punto emanava l'intenso profumo, che
invadeva tutto il locale. Contemporaneamente, mi accorsi che sulle sue
mani, dei punti piccolissimi e luminosissimi brillavano con intermittenza.
Questo fatto dell'intermittenza è stato per
me uno dei più sconcertanti e forse non ne avrei parlato, se la
destinataria dell'apporto messicano, ricevuta quella testina di pietra
ancora calda e un po' luminescente direttamente dalle mani del soggetto,
non v'avesse notato il medesimo fenomeno. Si osservi, a proposito, che
dello stesso ella mi ha parlato prima ancora che io l'informassi d'aver
personalmente constatato la presenza delle "piccole lucciole" pure sulle
mani del medium.
Prescindendo dagli apporti, nei quali i soliti irriducibili
non crederanno neppure, sette domande mentali poste in due sedute da una
stessa persona e alle quali è stata data risposta o comunque soddisfazione
pertinente, già di per sè rappresentano un risultato eccezionale.
Ecco, in consuntivo, i sette argomenti:
-
dipendenza dei fenomeni fisici dalla presunta guida oltre
che dal soggetto;
-
l'"intessitura" che conserverebbe la forma degli oggetti
smaterializzati e rimaterializzati;
-
la materializzazione lenta seguita alle mie riserve sull'impossibilità
di poterne constatare lo svolgimento;
-
la richiesta d'avere un apporto alla luce;
-
la richiesta d'avere un apporto senza la presenza di altre
persone;
-
i dubbi in merito alle ragioni per cui un apporto non
può essere toccato da altri;
-
il dubbio in merito all'origine del fenomeno fisico olfattivo.
Evidentemente, riguardo ai punti 1), 2) e 6) mi sono state
date risposte a voce, mentre, in relazione ai punti 3), 4), 5) e 7), sono
stato messo in condizioni di constatare materialmente. Sarebbe senz'altro
fazioso assegnare tutto questo a pure coincidenze.
Ma su altri punti voglio soffermarmi. Ho parlato all'inizio
di un'alternativa contemplante la mia sincerità dei fatti, come
primo termine, e la mia non sincerità e conseguentemente la non
realtà dei fatti, come secondo termine. Ve ne sarebbe un terzo -
potrebbe aggiungere qualcuno - ovvero, la mia ingenuità e l'esistenza
di trucco.
Ecco, in merito, la mia risposta. Prima di tutto,
quelle manifestazioni avvengono in un cerchio chiuso di amici. Secondariamente,
nessuno ne trae lucro: per contro, si sostengono spese e si utilizza tempo
che potrebbe essere diversamente impiegato (battitura delle relazioni,
registrazioni e riascolto dei nastri, ciclostilature, fotografie e riproduzioni),
oltre alla stampa di ben tre densi volumi con i testi delle comunicazioni,
intitolati rispettivamente: "Incontri", "Colloqui" e "Sintesi". Ebbene,
tali opere non sono state poste in vendita nonostante la recensione favorevole
(e obiettiva, malgrado la scontata accettazione del loro carattere spiritico,
data la fonte). Infine, il medium - riservato, modesto e non rimunerato
- vuol continuare a mantenere l'incognito. Questo, in generale. Scendendo
nei particolari, nessun dispositivo tecnico si sarebbe potuto dissimulare
per conseguire i fenomeni di cui sono stato testimone. E, senza sussidi
tecnici, mi si permetta di giudicare la mia competenza scientifica, sufficiente
a valutare l'impossibilità assoluta di conseguire simili risultati.
L'esame di coscienza mi riguarda personalmente: l'ho
fatto e ne dico. Io, tecnico, ho parlato da tecnico di due sedute interpretabili
spiriticamente; prima di farlo - lo confesso - ho meditato. Ho fatto bene
o male a espormi? Rispondo subito: so che sarò criticato; anzi,
in ambienti di Genova, città dove abito, già lo sono stato
e continuerò ad esserlo, poiché intendo seguire assiduamente
l'attività del Cerchio fiorentino, visto che mi è stata data
con tanta cortesia la possibilità di frequentarlo. Ma di tali critiche
nulla m'importa: lo si sappia pubblicamente.
Concludo nella speranza che altri fatti rilevanti
come quelli cui ho assistito, mi permettano di ritornare su queste pagine.
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