(Estratto dal libro La voce dell’ignoto- Edizioni Mediterranee)
Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
DALI
Riscuotere la fiducia di un proprio simile fa in ogni caso e a tutti piacere,
ma non sempre e non tutti si sentono in dovere di non deludere la fiducia
che viene accordata; mentre è senz'altro doveroso, per chi è
oggetto dell'altrui stima, apprezzarla e tenere nella dovuta considerazione
quello che è un tributo spontaneamente offerto, perchè così
si può definire la fiducia.
Cari medici, ogni volta che un malato si rivolge a voi tenete presente
questo aspetto della relazione che si stabilisce; tenete presente che si
tratta di una creatura comunque sofferente e bisognosa, che si abbandona
a voi come il fanciullo nelle braccia della madre in cerca di protezione,
aiuto e sollievo. E' una creatura che si affida a voi perchè è
incapace di risolvere quel suo problema e, se l'accettate, il suo problema
diventa il vostro.
D’altra parte, come potreste non accettarla quando avete scelto
di esercitare l’arte medica, e perciò non avete scelto una professione
bensì una missione, perchè di questo si tratta quando l'attività
che si svolge è diretta a persone e non a cose ed oggetti.
Certo che talvolta, obbiettivamente, il medico non può fare
a meno di deludere la fiducia che il malato ripone in lui, perchè
la medicina non gli mette a disposizione -non avendoli- rimedi validi a
guarire quell'infermità che affligge il paziente; in quel caso il
discorso sul tradire la fiducia del malato si sposta dalla figura del medico
alla validità della scienza medica, ma si sposta solo quando il
medico può veramente dire di avere la coscienza a posto; e lo può
dire quando ha impegnato tutto se stesso nella ricerca del rimedio; quando,
umilmente riconosciuti i propri limiti, non li ha nascosti al malato e
lo ha indirizzato a chi ha una maggiore conoscenza della sua; ma soprattutto
quando è consapevole dell’importanza della sua figura non già
per estorcere onorari da capogiro bensì per il senso di responsabilità
che conseguentemente deve avere ed animare la sua opera.
Chi prende la necessità degli altri in generale, ed in particolare
le loro malattie, come una fonte di esose ricchezze, non ha niente di diverso
da chi estorce denaro con minacce di morte.
Dicevo della validità della medicina. Invero, se la medicina
in generale è la scienza per conservare o restituire la salute all'uomo,
è molto più ampia di quella che ufficialmente si arroga un
tal nome. Ed in effetti molte sono le arti e le scienze alternative, per
il mondo occidentale, che promettono la sanità: l,agopuntura, le
cure semplici, l'allopatia, l'omeopatia, la pranoterapia, lo yoga, l’ipnoterapia,
eccetera eccetera; quelle che si basano su particolari alimentazioni, altre
che non si può fare a meno di definire amene, come quella che insegna
a parlare agli organi ammalati del proprio corpo, da consigliare particolarmente
—dico io— al malato che soffra anche di solitudine. Un quadro divenuto
talmente caotico che non converrebbe neppure prendere in considerazione,
se non presentasse reali guarigioni.
Allora, come comportarsi di fronte a tante discipline che promettono
la salute quando si è nella necessità di fare una scelta?
E qui il discorso torna sulla fiducia, elemento di primaria importanza
per riuscire in qualunque cosa, perchè la psiche ha una rilevantissima
influenza non solo nell'attività volontaria del corpo ma anche in
quella involontaria, includendo in ciò i meccanismi biologici.
Io sinceramente la fiducia la riporrei in primo luogo nella medicina
ufficiale del mondo occidentale, che quando fallisce è in alta percentuale
perchè è stata male applicata. Certo, quando si dichiara
impotente, o quando il malato, per una sua condizione speciale, non tollera
i rimedi che essa pone a disposizione, tanto da ricevere un danno peggiore
del male; o quando si tratta semplicemente di conservare la propria salute;
allora non si debbono disdegnare le altre discipline che, come ho detto,
vantano risultati positivi e, non di rado, risolutivi di casi disperati.
Perchè dare la fiducia in prima istanza alla medicina ufficiale,
salvo le eccezioni di cui dicevo?
La malattia ha sempre una componente psicologica rilevantissima, per
cui ogni medico dovrebbe essere un bravo psicologo. Sulla componente psicologica
presente a monte di ogni malattia si aggiunge un'altra componente della
stessa natura: quella di chi sa di essere un malato, costituita dallo stato
di sofferenza fisica, dalla paura di non guarire dall,impedimento limitativo
dato dall'infermità, dalla diversa situazione che si crea, e via
via.
FRANCOIS
Amici, il discorso che vi rivolgiamo vuol essere più generale e
non riguardare solo coloro che oggettivamente hanno problemi di cattiva
salute. E' un discorso che principalmente è rivolto a tutti quelli
che hanno deciso che non stanno bene.
Cosicchè la malattia immaginaria,
formalizzata con il rito delle visite dal medico, ed anche la malattia
reale, diventa una giustificazione per evadere la realtà, perfino il semplice
senso di stanchezza è un modo di ribellarsi e non fare qualcosa
che si dovrebbe e non si vuole fare; perchè quando si ha da fare
qualcosa che piace, non si sente stanchezza.
Allora, quando vi sentite un malessere, non date per scontato
che siete ammalati; esaminate le vostre situazioni familiari e di lavoro
o di relazione, e in una percentuale alta troverete lì la causa
del vostro malessere originato da scontentezza. Non solo, ma anche nelle
situazioni senza problemi la psiche gioca lo scherzo di farvi sentire scontenti per vari motivi: per esempio, per noia.
Moltissimi sono anche coloro che colmano il vuoto interiore del loro
essere creandosi una malattia. L'incapacità di pensare, la mancanza
di interessi, di vita interiore e di attività nel loro mondo che
li soddisfi, li lascia —per loro difetto — in uno stato di vuoto che essi
cercano di colmare, inconsapevolmente, inventando una malattia, cioè
qualcosa a cui pensare, che dà da fare, che suscita l’attenzione
degli altri su di sè, che non li fa languire nell'inattività.
Allora, amici, quando vi sentite un malessere e non v'è una disfunzione organica, la causa è da ricercarsi nella sfera psichica. La prima cosa da fare è quella di non cullarsi nel vostro malessere ma di reagire facendo forza su voi stessi, imponendovi qualcosa che vi distragga e vi impegni: per esempio, sottoponendovi ad un esercizio di ginnastica. Il corpo fisico ne ritrarrà beneficio ed anche la psiche sarà ben adattata, sarà ben disposta da quel rito che porta a nuovi interessi e nuove relazioni. MAESTRO VENEZIANO
Non sentirti abbandonato e solo; ripeti mentalmente con me questo mantra, in forza del quale puoi meglio impiegare le doti che la natura ti ha assegnato per la sana attività dei tuoi corpi: “ Io sono una cellula di un immenso organismo nel quale mi sento illusoriamente distinto e separato, ma dove in realtà sono parte integrante del Tutto. In questo immenso organismo io vivo in simbiosi con ogni essere e sono investito da una corrente vitale che ha come fine il perpetuarsi della vita sempre pronta a manifestarsi. In una tale esplosione di vita, la malattia è contro il fine della natura ed è quindi un fatto che la natura stessa combatte. Io non devo perciò sentirmi rifiutato ed abbandonarmi alla malattia,
ma reagire con tutta la mia volontà. In tutto ciò non sono
solo, la natura stessa mi aiuta con la sua inestinguibile corrente vitale
che tende a conservare la vita. Infatti, lo stato di bisogno di ogni essere
è percepito dall'intero comune organismo, che gli indirizza energie
riequilibratrici insite nello stesso moto vitale.
Om mani padme aum MAESTRO ORIENTALE
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