Fino quando ci si trova
immersi nella ruota delle nascite e
delle morti, la legge di causa ed
effetto è uno strumento meraviglioso
attraverso il quale si costituisce la
coscienza individuale, e in questo
costituirsi della coscienza l'essere
evolve. Ma una volta lasciata la ruota
delle nascite e delle morti, come
avviene l'ulteriore
evoluzione in una dimensione diversa,
cioè nel "mondo del sentire"?
Parlando del piano del
sentire i maestri hanno detto che,
lasciata la ruota delle nascite e delle
morti, non si tratta più di fare, di
agire, ma si tratta di sentire, che è un
discorso molto diverso.
Quel sentire è della
stessa natura del sentire dell'uomo,
perchè sempre di coscienza si tratta e
il sentire esiste sempre; sentire che
nel piano fisico, nel mondo della
percezione, si manifesta attraverso
azioni, desideri, pensieri, attraverso
degli stimoli che provengono
dall'ambiente da lui ritenuto esterno;
quindi "dal di fuori", anche se questo
"di fuori" è tutto da vedere, perchè in
realtà appartiene sempre al suo mondo;
comunque per comodità diciamo "dal di
fuori"; ma quando non si è più nel mondo
della percezione, dei fenomeni, e si è
invece proprio nel mondo del sentire,
laddove non v'è più l'apparenza, non v'è
più un mondo esterno, nel mondo quindi
della realtà più vera, come può
manifestarsi il sentire se sono venuti a
mancare gli stimoli necessari alla
manifestazione del sentire stesso?
Man mano che amplia la
sua entità, il suo essere, il sentire
diventa sempre più autonomo rispetto
agli stimoli, cioè si manifesta
indipendentemente da questi. In altri
termini, quando una creatura lascia la
ruota delle nascite e delle morti, ha
ormai terminato di costituire la sua
coscienza individuale, e il suo sentire
è così ampio che l'ulteriore ampliamento
avviene proprio spontaneamente, in modo
automatico, senza bisogno di stimoli; un
simile sentire abbandona il mondo degli
stimoli proprio perchè non gli è più
necessario.
Come avviene questo
ampliarsi senza stimoli "esterni"?
Avviene per desiderio: il
desiderio che il sentire ha in sè di
fondersi con ciò che ancora sente come
esterno a lui, come estraneo a lui.
C'è proprio questo intimo
desiderio dell'essere di fondersi, di
abbracciare, di unirsi, di entrare in
comunione, ed è questo desiderio che lo
porta ad ampliarsi sempre di più, a
manifestare un sentire sempre più ampio.
Si potrebbe pensare, a questo punto, che
avendo, questo sentire, lasciata la
ruota delle nascite e delle morti perchè
caduta la sua necessità di stimoli
esterni, ed essendoci già, in questo
sentire, il desiderio di fondersi con
gli altri, allora questa sua fusione sia
istantanea, perchè ad ogni fusione, cioè
alla comunione di due individui,
corrisponde la manifestazione di un
unico sentire contenente per ampiezza
gli altri due e già desideroso di
fondersi subito con un altro sentire per
dare vita a un sentire più ampio ancora
e così via, verso una fusione totale, e
che sia così subito il raggiungimento
della coscienza cosmica.
Ma questo non accade,
perchè ad ogni fusione corrisponde poi
una elaborazione, un soffermarsi su quel
grado di coscienza che l'individuo ha
raggiunto, e questo perchè la
successione nel mondo del sentire esiste
ancora. Non esiste un tempo come lo si
vive nel piano fisico, nel piano astrale
e nel piano mentale, ma la successione
esiste ancora.
Ed ecco allora che il
sentire nato da una fusione, pur
contenendo il desiderio di fondersi
ulteriormente, ha la necessità, prima
che questo desiderio si realizzi, di
assimilare questo ulteriore grado di
danno che ha raggiunto. Perciò se i
sentire A e B si fondono e danno origine
alla manifestazione del sentire C, quel
sentire C, prima di fondersi col sentire
D, rivive, compenetra, assimila i
sentire A e B. Dopo di che
c'è l'ulteriore fusione fra C e D che
comporta poi ancora una piccola pausa
per assimilare questa nuova tappa
raggiunta, e quindi di successione in
successione, di ampliamento in
ampliamento, c'è il raggiungimento, la
manifestazione della coscienza cosmica. |