Quando una entità è trattenuta dalle cose della Terra, non è
trattenuta dall'amore per i suoi cari, ma piuttosto dalle sue
passioni.
Sempre il trattenere all'ambiente terreno è derivato da una
passione che ancora il disincarnato non ha superato nel piano
astrale.
L'amore che una entità ha verso i suoi cari in nessun caso la
può trattenere sulla terra, perchè l'amore è sempre positivo, e
anzi stimola le entità a proseguire la loro evoluzione. Ma
questo non significa che si sia dimenticato dei suoi cari, che
non abbia più amore verso di loro: tutt'altro, essendosi
liberato dal fratello delle passioni, conserva ancora più
accresciuto l'amore per i suoi cari.
Se
l'insegnamento è conosciuto da chi è in un'altra dimensione di
esistenza. quando l'uomo potrà provare questo concetto di
realtà?
L'insegnamento dei maestri è così affascinante, per voi ed anche
per me! Vedete, quando abbiamo raggiunto il concetto che la
realtà è un'altra rispetto a quella che appare, naturalmente da
un diverso punto di osservazione della realtà, noi ci mangiamo
le mani e diciamo: "Ma com'è possibile che quando ero incarnato
non capissi una cosa così semplice! Ho sempre pensato in quella
maniera, ho sempre ritenuto che la realtà fosse quella che
credevo sulla base dei sensi, senza mai supporre o dubitare che
potesse essere diversa".
Per esempio, la scienza lo dice, ma gli uomini non ci pensano
mai, che in natura il colore non esiste; e tutti vivono quasi
identificando il colore con la vita: tutto è colore, tutto è
colore! E invece, se l'uomo non avesse - senza troppo entrare
nel merito - certe particolari particelle vedrebbe tutto in
bianco e nero: perchè il colore, in sè, in natura, come l'uomo
lo vede, non esiste. Esistono solo delle frequenze luminose, le
quali vanno a toccare la retina, eccetera, sono trasmesse al
cervello e si rivelano nei colori che amate tanto e che credete
siano sui fiori, mentre invece sono solo nella vostra mente.
Questo l'uomo non lo pensa mai: vede un fiore meraviglioso (oh,
che bel rosso!) e crede che il fiore sia rosso; mentre non lo è
affatto, è solo che la luce toccando il fiore si modifica,
modifica la frequenza, va a toccare la rètina con
quella determinata frequenza che corrisponde a quel determinato
rosso. Ma il rosso, ripeto, è nella mente di chi guarda, non nel
fiore.
Allora, quando siamo di qua, da questo punto di vista, da dove
vi parlo, ci sembra strano che, mentre eravamo incarnati,
abbiamo dato tutto per scontato quello che vedevamo, senza
nemmeno dubitare che la realtà fosse, invece, estremamente
diversa. Ecco perchè è affascinante, dicevo, per me quanto per
voi, parlare di queste cose, per indurvi a capire quanto la
realtà sia diversa. Se voi foste contenti della realtà come la
vedete e come la concepite, non avrei nessunissima voglia di
aiutarvi a vedere quanto invece è diversa; ma siccome voi stessi
volete approfondire questo argomento, allora approfondiamolo
assieme, parliamone assieme.
Almeno voi - io non ci sono riuscito - possiate fare quel
passetto per capire quanto diversa sia la realtà.
Guardate, che gli scienziati studino la realtà con tutti i mezzi
di indagine, tutto quello che volete, è una cosa meravigliosa,
ma alla fine si deve fare sempre i conti con i sensi dell'uomo.
Anche usando le macchine elettroniche più sofisticate, alla fine
si deve sempre riportare tutto a dei segnali, a delle notizie
che l'uomo possa ricevere; altrimenti rimane qualcosa di
incomprensibile.
Quindi, l'indagine scientifica, anche la più sottile e
perfezionata, conduce sempre, rapporta sempre la realtà
all'uomo, in qualche maniera, ai sensi dell'uomo, ed è quindi
sempre una falsificazione della realtà in sè. Bene dicevano i
filosofi, i quali affermavano che la realtà, quale è, è
inconoscibile per l'uomo. Perchè la realtà che l'uomo può
conoscere è sempre un'apparenza: con gli strumenti più moderni e
sofisticati che voi potete concepire, non potete cogliere che
un'apparenza, mentre la realtà è quello che è, non ciò che
appare. E siccome "quello che è" non lo si può vedere con dei
sensi, ma solo attraverso l'intuizione, attraverso
l'identificazione con l'oggetto della conoscenza, l'uomo in
quanto tale non potrà mai conoscerlo. Il suo metodo, il mezzo
d'indagine si fonda fatalmente su ciò che appare,
sull'apparenza.
E'
quindi vero che la realtà in sè l'uomo non potrà mai conoscerla,
se non quando non sarà più uomo, quando cioè disporrà di un
altro mezzo di contatto, che è appunto l'identificazione. |