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Anche
parlando di fusioni e di sentire bisogna
sempre tenere presente che la realtà non è
divenire, ma essere. E quindi se con
"fusione" intendessimo qualcosa che
fondendosi si ingrossa, questo sarebbe nè
più nè meno che un bel divenire!
Torna
utile pensare all'esempio dei fotogrammi e
cioè alla serie dei sentire che rimane
sempre inalterata e che corrisponde ad una
aggregazione logica nella quale ogni
successivo contiene, per ampiezza, il
precedente, ma il precedente esiste ancora,
esiste sempre, non è annullato
dall'esistenza del successivo; così che nel
successivo il precedente è compreso, ma non
confuso. E nello stadio in cui si è il
successivo, il precedente che sta a monte
esiste ancora, non è assorbito e tanto meno
distrutto dal seguente.
E'
come guardare un film: vediamo il fotogramma
che in quel momento passa davanti
all'obbiettivo del proiettore e prende vita;
noi vediamo solo quello, ma quel fotogramma
che vediamo, pur essendo successivo ad
altri, non ha annientato quelli che sono già
scorsi davanti all'obbiettivo del proiettore
prendendo a loro volta vita, che "già sono
vissuti": ci sono ancora. Allo stesso modo è
per sentire.
Non un
sentire, quindi, che attraverso la fusione
si ingrossa; non un sentire che si fonde nel
senso di diventare un sentire composto di
altri sentire, i quali, essendo fusi in
questo, non esistono più. Ma piuttosto un
sentire successivo che per ampiezza
comprende gli altri; i quali altri, se si fa
il movimento a ritroso, esistono ancora e
per sempre "viventi", nell'eternità del non
tempo.
E'
forse la parola "fusione" che può trarre in
inganno. Proviamo a guardare il tutto non
dalla parte del vertice, ma nella diaspora,
dalla parte della molteplicità, e guardiamo
due individualità distinte. Che cosa
vediamo? Vediamo un filo, che lega varie
perle (i sentire che fino a quel punto
compongono una delle due individualità); ed
un altro filo, che lega varie altre perle
(le perle di sentire dell'altra
individualità); e poi vediamo questi due
fili di perle che ad un certo momento si
incontrano e in quel punto dove si
incontrano hanno, in comune, una perla che
per ampiezza contiene le perle dei due fili
precedenti e separati tra di loro prima di
quell'unica perla più grande.
In
quel punto c'è un'unificazione, una
saldatura dei due fili di perle, una
identificazione dell'un filo nell'altro e
viceversa, rappresentata proprio da quella
perla più grande.
Come
gli affluenti per il fiume, i sentire di
minore ampiezza confluiscono ad un certo
punto in un sentire che li raccoglie
aumentando di grado. Ma non perchè assorba e
faccia sparire tutto ciò che sta prima di
quel punto di confluenza e unione.
Comprendo che non è facile staccarsi dalla
visione diveniristica della realtà, perchè
voi siete abituati a pensare che tutto
quello che avete vissuto prima, ora non
esista più. Mentre la realtà non è così.
Esiste
tutto ancora: esiste quello che voi avete
già sentito, come esiste già quello che
sentirete nell'illusione del tempo.
Quindi, quando vi sia stata una fusione, una
comunione di sentire, l'individuo che si
incarna è la reincarnazione di più
individui.
In
quel punto è uno, ma girandosi indietro sono
tanti; si tratta però, sempre, di individui
omogenei, di sentire omogenei divenuti
equipollenti e quindi riunitisi in un unico
sentire più ampio.
Per
fare un esempio: supponiamo che tu ed io
siamo creature X e Y con lo stesso numero di
limitazioni, e che vivendo la nostra vita,
ognuno per suo conto, e magari anche in
epoche diverse, facciamo cadere quelle certe
limitazioni per cui ci ritroviamo, tu ed io,
con un sentire equipollente; questo ci porta
inevitabilmente alla comunione dei nostri
sentire, alla fusione; ora, nessuno dei due
viene meno, scompare, si annulla in questa
reciproca identificazione di sentire
equipollenti che è la fusione; nella
comunione dei sentire X e Y in un solo
sentire più ampio, che poi manifesta un
individuo più completo non c'è
l'annullamento di X e Y, tanto che se questo
nuovo individuo più completo riacquistasse
memoria, per così dire, delle passate
incarnazioni, ricorderebbe di avere avuto
una vita come X e una vita come Y. Niente si
annulla, tutto è.
L'essere massimamente evoluto deve avere
provato tutto, essere passato attraverso
tutte le esperienze esistenziali?
Se non
ci fosse la comunione dei sentire,
chiaramente per giungere alla coscienza
cosmica bisognerebbe fare tutte le
esperienze cosa che è impossibile: mentre
proprio grazie alla comunione dei sentire si
raggiunge la totalità delle esperienze
cosmiche senza che ogni essere le debba fare
e completare tutte.
E'
difficile, forse, dire queste cose.
La
coscienza cosmica comprende tutte le
esperienze di tutti gli esseri del cosmo:
quindi ciascun essere, quando si identifica
nella coscienza cosmica, le ha fatte, e non
è che sia stato un altro a farle per lui. I
rami che arrivano alla coscienza cosmica
sono tanti e, nella comunione, sintetizzano:
in tal modo si raggiunge la totalità
cosmica.
I vari gradi di sentire sono presenti
ovunque nella storia dell'umanità, e in
tutte le razze.Allora come possono stessi
gradi di sentire creare razze diverse e, in
seno a queste, ambienti storici e sociali
tanto differenti tra di loro?
L'esistente è fatto di sentire, è sentire:
questo lo avete capito. I sentire analoghi
vibrano simultaneamente, quali che siano il
tempo e lo spazio in cui gli esseri sono
collocati. Non c'e un sentire uguale
all'altro: in tutta la molteplicità non c'è
mai nessuna parte che sia identica ad
un'altra. Nel momento in cui, per la caduta
di una limitazione, il sentire diventa
identico, subentra la comunione, la fusione
del sentire.
Per
farvi intendere, i maestri hanno dato una
esemplificazione piuttosto nelle linee
essenziali e hanno detto: vi sono i tipi di
sentire A, B, C, ecc.; poi c'è A1, B1, C1,
ecc., e ancora A2, B2, C2 ecc., e così via;
dove per A si intende un sentire di grado
semplice, per B un sentire di grado più
complesso, per C uno più ampio ancora, e via
dicendo. In seno ai vari tipi A ci sono
diversi sottotipi, a seconda delle
limitazioni, le quali limitazioni possono
logicamente originare diversi tipi di
sentire, pur appartenenti tutti alla stessa
gamma A. Sarebbe come dire, per esempio,
rosso e vari tipi di rosso.
Allora, i vari sentire A sono in tutte le
razze, sono ubicati naturalmente in tutte le
razze. La domanda è: "Come è mai possibile
che i sentire A di Atlantide hanno creato il
mondo di Atlantide, e i sentire A della
razza attuale hanno creato il mondo attuale?
Com'è possibile che questi vari sentire A,
appartenenti tutti alla stessa
gamma
A, originano razze, civiltà, modi di
esistere di individui appartenenti a razze
diverse, con diverse creazioni di mondi
soggettivi e anche soggettivi-universali?".
L'antico Egitto appartiene a questa vostra
razza, eppure quanta differenza c'è fra
l'antico Egitto e, che so, la Grecia, o la
Magna Grecia, oppure la civiltà attuale, la
quale anch'essa, ovviamente, comprende dei
sentire di grado A.
Naturalmente tutto questo obbedisce ad una
concatenazione logica delle razze: c'è
proprio una necessità di ambiente diverso,
tale che, a stesse limitazioni, diversamente
disposte, corrispondono sentire analoghi, ma
diversi; i quali, pur appartenendo alla
stessa gamma, danno luogo, nel mondo della
percezione, a situazioni e ambienti
differenti.
Anche
le limitazioni si possono raggruppare in
categorie a seconda, appunto, della loro
particolare disposizione: ed ecco i vari
raggruppamenti di categorie che originano le
razze, intese per scaglioni di anime, con
tutto quel che ne consegue sul piano della
creazione degli ambienti vissuti dagli
individui.
Se sentire analoghi si incontrano in ogni
razza e vibrano simultaneamente, perchè le
rispettive limitazioni, come dicono i
maestri, cadono prima all'interno delle
razze, e poi tra razza e razza?
Guardiamo il problema delle limitazioni come
se si trattasse di una formula chimica, per
intenderci meglio. Allora, certe limitazioni
che caratterizzano un sentire di gamma A e
di tipo A1, disposte in certi vari modi
originano dei sentire analoghi e
raggruppabili in un sottotipo di A1; altre
limitazioni che caratterizzano sempre un
sentire di gamma A e di tipo A1, anch'esse
diversamente combinate originano un altro
sottotipo di sentire analoghi e
raggruppabili anch'essi in A1; quindi, i due
sottotipi sono raggruppamenti di sentire
diversi tra loro ma analoghi in virtù delle
limitazioni che li caratterizzano e che li
fanno appartenere ambedue alla gamma A e al
tipo A1.
A loro
volta la diversa disposizione nei sottotipi
delle rispettive limitazioni, ovvero le
varie combinazioni di sentire di uguale
limitazione e diversa disposizione in seno
ad ogni sottotipo, costituisce ulteriore
occasione di raggruppamento. Il principio è
che nel passaggio da un sentire meno ampio
ad un altro più ampio, e quindi nello
sviluppo logico prodotto dalla successiva
caduta di limitazioni, la rispettiva
disposizione delle limitazioni è sempre la
stessa, solo mancante della limitazione
caduta, così da far logicamente e
spontaneamente confluire un sentire
nell'altro semplicemente col cadere della
limitazione in più, contenuta nel sentire
meno ampio, tale che la semplice caduta di
quella limitazione manifesta già di per sè
il sentire successivo.
Ecco
allora che, in seno ai vari sottotipi di
sentire analoghi, si costituiscono
raggruppamenti che rispondono alla logica
della disposizione delle limitazioni e che
fanno parte ognuno di una razza diversa, in
seno alla quale i singoli sentire, analoghi
in tal modo per tutte le razze, ma diversi
per disposizione delle limitazioni che li
costituiscono, esprimono, attraverso la vita
e le esperienze di un individuo e
dell'ambiente necessario ad esse, il loro
esatto grado di coscienza nella molteplicità
delle loro sfumature.
Ed
ecco anche il motivo per cui la caduta delle
limitazioni avviene prima in seno alla
stessa razza e poi, successivamente, molto
successivamente, anche tra razze diverse;
mentre il vibrare simultaneo dei sentire
analoghi garantisce, nel mondo del sentire,
l'esistenza contemporanea di tutte le razze
che nel tempo storico dell'uomo appaiono,
invece, succedersi l'una all'altra.
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