alla comunione degli esseri

Tratto dal libro "Dai Mondi Invisibili" - Edizioni Mediterranee

Da ciò che è stato esposto fino ad ora, possiamo desumere che, ai fini dell'ampliamento della coscienza individuale attraverso le molteplici incarnazioni, esiste un trinomio indissolubile: legge di evoluzione, di reincarnazione, di causa ed effetto o karma. Appare così chiaramente che la vita dell'uomo non è un collaudo del suo spirito, ma una vera e propria nascita spirituale.
L'uomo non è provato per vedere se resiste alla lusinga del male, oppure per vedere se la sua fede è solida, ma ha delle esperienze affinché nasca spiritualmente; per questo il problema della libertà individuale è - per ovvi motivi - centrale ad una visione evoluzionistica e karmica dell'umana esistenza e valido come tale, poiché non ogni evento della nostra vita è univocamente prestabilito, visto che rimangono, nel corso evolutivo di ognuno, degli spazi vuoti, dei momenti in cui l'individuo, svincolato dalla legge di causa ed effetto, sceglie la sua azione sui diversi piani (azione, desiderio, pensiero); scelta che, come si vedrà, sia pur restando di ugual peso evolutivo, conosce gradi diversi di ampiezza e perciò, potremmo dire, diverse qualità.

Il perno centrale, su cui poggia l'impostazione data in queste pagine al problema della libertà, sta nel principio, conosciuto tanto dalla tradizione filosofica occidentale quanto da quella orientale, per cui lo "spazio" di libertà in cui ogni individuo si muove, cresce in misura direttamente proporzionale al suo grado di conoscenza. Si tratta qui, evidentemente, non di una conoscenza intellettuale, ma di un'"acquisizione di coscienza", il cui momento qualificante non è dato da una "manipolazione" di concetti. Tale manipolazione - tuttavia - può non mancare, ed anzi spesso è necessaria, se non altro per organizzare in un discorso compiuto, l'esperienza morale e renderla così oggettiva e comunicabile. Ritornando al momento qualificante, esso è dato da un'intima ed immediata tensione dell'animo verso ciò che, al suo stadio attuale di maturazione e di consapevolezza, si presenta come intrinsecamente "buono".

Da ciò consegue che la crescita morale dell'individuo lo rende libero non perché lo pone nelle condizioni di volere e fare qualunque cosa, bensì perché lo sospinge sempre di più verso ciò che alla sua coscienza si rivela come ideale di "bene", in tendenziale armonia con il fine d'amore che regola l'universo. Rivelazione che, evidentemente, si fa sempre più ampia, ricca e complessa - ed allo stesso tempo, semplice, immediata - a mano a mano che l'individuo progredisce nel suo cammino evolutivo.

E questa evoluzione dell'individuo, questo ampliamento della sua coscienza, si attua anche indipendentemente da una sua specifica e cosciente volontà di progredire (si può forse dire che una volontà latente ed inconscia di progresso è in qualche misura sempre presente in ognuno). Il che significa che l'individuo tende sempre e comunque a farsi più libero ed in ciò risiede la ragion d'essere di una sdrammatizzazione e semplificazione del problema della libertà, la quale - è bene chiarirlo subito - riguarda il problema della libertà solo nei suoi termini teorici di fondo, senza perciò nulla togliere alle difficoltà e inquietudini del momento individuale e concreto della scelta che, per ciascuno, avviene "qui" ed "ora".

                       *  *  *

Prima di affrontare questo ponderoso argomento è opportuno dire subito che il problema della libertà individuale non risulta così assillante. Infatti le leggi cosmiche sono infrante sia che l'uomo agisca di spontanea volontà, sia sotto un'influenza.

A coloro che sono abituati a pensare in termini di responsabilità, verrà istintiva una domanda: "L'uomo, allora, ha colpa di ciò che compie nell'ignoranza e nella coercizione?". Per rispondere a questo interrogativo, occorre tenere sempre presente il principio che l'esistenza dell'uomo non è una riabilitazione, non è una prova atta a stabilire se debba meritare un premio o un castigo, ma è una nascita vera e propria. Infrangendo, consapevolmente o no, liberamente o coercitivamente le leggi cosmiche, l'uomo subirà degli effetti, avrà delle esperienze le quali allargheranno in lui la coscienza e ne determineranno la nascita spirituale. Il dolore che l'uomo incontra non è il castigo di una colpa commessa, ma l'ultimo rimedio al quale si è costretti a ricorrere per fargli comprendere una Verità.

Premesso ciò, il problema del libero arbitrio cade, ma è pure sempre interessante  conoscere in quale misura l'uomo è libero, e di quale tipo è questa libertà.

Non occorre criticare coloro che affermano la libertà assoluta degli uomini: che ciò non sia è più che evidente. L'uomo, o l'individuo, sarebbe assolutamente libero nella scelta se questa si maturasse in un'atmosfera di vuoto assoluto, oppure in un'atmosfera nella quale l'Assoluto è egualmente presente; ma il nulla assoluto non esiste, quindi rimane valida la seconda condizione: è assolutamente libero chi ha raggiunto la massima evoluzione, chi ha presente il Tutto con eguale intensità. Per l'uomo, quindi, non è il caso di parlare di libertà assoluta. La libertà dell'uomo è relativa e cresce proporzionalmente all'evoluzione. Ciò è logico: infatti, se un individuo poco evoluto avesse una grande libertà, moverebbe tante cause che lo soffocherebbero, mentre - essendo la libertà proporzionale all'evoluzione, e cioè alla coscienza - esiste un controllo naturale che restringe il campo di azione degli inevoluti in modo che questi possono muovere solo tante cause da non restare soffocati.

Ma dire chela libertà dell'uomo non è assoluta, non significa che l'uomo non abbia alcuna libertà.

Libertà assoluta vuol dire assenza di ogni e qualunque limitazione, come assenza di libertà vuol dire assoluta coercizione. Fra questi due estremi è compresa la libertà dell'individuo dal suo manifestarsi nel piano fisico come cristallo, all'apice della sua evoluzione come superuomo.

Non solo, ma se esaminiamo la libertà di un uomo di media evoluzione, vediamo che esiste egualmente questa scala data da:

1) Azioni che egli compie (o subisce) irrevocabilmente per karma, cioè per gli effetti delle cause che egli ha mosse in precedenti incarnazioni (assenza di libertà).

2) Azioni che egli compie per sua libertà relativa, per le quali la scelta è stata influenzata da una necessità (libertà spuria).

3) Azioni che egli compie, sempre nell'ambito della sua libertà relativa, ma al di fuori di qualunque influenza (libertà pura).

Libertà pura, naturalmente, non vuol dire assoluta.

Per essere assolutamente libero, l'uomo - come prima è stato detto - non dovrebbe subire alcuna influenza in tutte le decisioni da prendersi, mentre la libertà pura si riflette in una, o poco più, decisioni prese al di fuori delle influenze. Solo nell'uomo massimamente evoluto la libertà pura si identifica con la libertà assoluta, in quanto tutte le decisioni sono prese al di fuori di ogni influenza.

Riassumendo: la libertà in genere è la possibilità che ha l'individuo di mettere in atto certi suoi proponimenti. Questa libertà può essere goduta in misura diversa, cioè essere assoluta o relativa.

La libertà è sempre un attributo in quanto non esiste in modo a sé  stante. La libertà è una conseguenza dell'evoluzione; quanto più l'individuo è evoluto, tanto più è libero. La legge di evoluzione, invece esiste in modo a sé  stante. La libertà è un attributo dell'evoluzione. E' assolutamente libero chi non patisce di alcuna limitazione.

Le limitazioni possono essere di ordine intimo: mancanza di capacità; oppure di ordine esterno: impedimenti alla realizzazione di un proponimento. Ad esempio: si può avere la capacità di scrivere un romanzo, ma non avere il tempo per farlo (limitazione esterna).

La misura della libertà si determina nell'attimo in cui l'individuo si propone di fare qualcosa. 

Ad esempio: fino a che non ci si proporrà di volare non si determinerà la limitazione che sorge dal non avere questa possibilità

L'assenza di desiderio rende l'individuo indeterminatamente libero. Assenza di limitazione significa anche non essere sottoposti ad alcuna influenza. Tale condizione si realizza in due soluzioni: l'una negativa, l'altra positiva; cioè è assolutamente libero l'individuo che è posto in un ambiente interiore ed esteriore di vuoto assoluto, o l'individuo che ha presente, con eguale intensità, il Tutto.

Il libero arbitrio, quindi, non esiste in modo assoluto per l'uomo, in quanto egli è influenzato da innumerevoli fattori d'ordine intimo ed esterno. L'uomo ha un libero arbitrio relativo, in quanto gode di una libertà relativa. Il fatto che l'uomo sia sottoposto ad alcune influenze e limitazioni, non vuol dire che l'uomo sia privo di ogni e qualsiasi libertà, bensì che l'uomo non gode della libertà assoluta.

Totale assenza di libertà, significa assoluta coercizione. Quindi, nell'assenza di libertà non si può parlare di semplici (o complesse) influenze che volgono l'individuo ad un'azione, ma addirittura di fattori coattivi che non lasciano possibilità di scelta.

E' facile capire che l'uomo non gode di una libertà assoluta; la libertà relativa di cui gode l'uomo gli concede un certa gamma di azioni e la possibilità di realizzare alcuni suoi proponimenti, ma ciò non vuol dire che i proponimenti che l'uomo può attuare nascano in un'atmosfera di libertà, perché possono essere dettati da certe necessità. In questo caso l'uomo ha solo la libertà di soddisfare la necessità che ha dettato il proponimento, ma il proponimento non è frutto della sua libertà. Quindi essendovi inoltre proponimenti che l'uomo non può attuare, nonostante la sua necessità (assenza di libertà in quel senso), e proponimenti che non sono frutto di alcuna necessità, ma frutto di un'intima libertà individuale, occorre distinguere così:

- Libertà relativa che si divide in:

1) libertà pura: ed è quella libertà nell'ambito della quale le azioni non sono determinate né da influenze esteriori, né da necessità;

2) libertà spuria: ed è la possibilità di attuare o soddisfare certi desideri o necessità.

- Assenza di libertà, che si distingue in:

1) parziale, quando solo un certo numero di azioni è predestinato;

2) totale, quando ogni e qualsiasi evento dell'esistenza è preordinato nei minimi particolari (ad esempio, il processo di cristallizzazione, prima manifestazione di vita).

Che cos'è quindi libertà? Per libertà deve intendersi assenza di limitazioni: uomo libero è quindi colui che è al di fuori di ogni influenza, che non ha necessità alcuna, che non conosce limitazione alcuna, che può fare tutto quello che vuole.

La libertà cresce con l'evoluzione dell'individuo, è quindi relativa a questa; quando l'individuo ha raggiunto il massimo dell'evoluzione, gode della più ampia libertà.

Tuttavia l'individuo evoluto non compie certe azioni; si può allora considerare questi limitato? No, dal momento che libertà significa poter compiere tutto quello che si vuole; l'individuo evoluto non vuole compiere quelle azioni; sarebbe limitato nel momento che dovesse compierle, perché allora farebbe qualcosa contro il suo sentire.

Se poi certe azioni si "dovessero" compiere, egli le vorrebbe.

L'individuo evoluto quindi è limitato al proprio sentire, al proprio essere, in altre parole a se stesso. Ora essere limitati a se stessi significa non essere liberi?

Per l'individuo non evoluto sì, perché se anche potesse fare tutto quello che può desiderare o pensare o sentire, vi potrebbero essere altri pensieri, desideri, sentimenti, azioni oltre quelli che egli ha.  

Ma l'individuo che ha raggiunto la massima evoluzione, essendo questi consapevolmente uno col Tutto, si identifica con l'Assoluto e, quindi, il suo sentire è illimitato come l'essere; allora - laddove non vi è limitazione alcuna - vi è assoluta libertà.

Disegnata così a grandi tratti quale sia la condizione di libertà dell'individuo giunto ad un alto livello di evoluzione, viene spontaneo volgere lo sguardo alla nostra attuale condizione ed esaminarla più specificamente alla luce dell'impostazione generale del problema. Si tratta, più precisamente, di vedere quali siano i margini di libertà, entro cui già ora possiamo operare per favorire il nostro cammino evolutivo:

"Se si vuole avere un'idea chiara di quale libertà di arbitrio possono usufruire le creature, si deve paragonare l'entità che organizza la forma più semplice di vita (il cristallo) ad un'equazione di primo grado, in cui una sola è la soluzione; le entità superiori a questa ad equazione di grado superiore al primo, fino a giungere a Dio-Assoluto, paragonato ad un'equazione di grado infinito in cui infinite solo le soluzioni. La libertà è rappresentata dalle soluzioni disponibili".

Questo il pensiero del Maestro Pitagora, il più chiaro, profondo, completo, conciso sull'argomento del libero arbitrio. Niente v'è da aggiungere, niente da chiarire: la libertà dell'individuo cresce con il suo evolversi.

 

 

Pagina iniziale