Tratto dal libro "Le Grandi Verità" - Edizioni Mediterranee
La
ricchezza interiore
L'uomo
della civiltà occidentale riversa tutta la sua attenzione sul mondo da
lui creduto esterno, e tutta la sua attività la indirizza verso fini che
hanno attinenza con quel mondo. Anche la preparazione, la cultura, la
professionalità, la perizia, insomma tutte quelle doti che sono
patrimonio della persona, sono importanti solo per quanto possono valere
nella società, per quanta importanza possono attribuire a chi le
possiede e, conseguentemente, per quanta stima o prestigio riescono a
fargli riscuotere.
Questo
finalizzare la propria vita verso obbiettivi che riguardano il mondo
esterno, fa sì che l'intimo dell'essere, con tutti i suoi moti
dell'animo, rimanga per l'uomo occidentale assolutamente sconosciuto. Le
ragioni che determinano i comportamenti, almeno quelle più recondite,
rimangono ignorate, e quando i comportamenti sono anomali si vorrebbero
correggere senza prendere in considerazione le cause intime che li
scatenano.
A tale
ignoranza della propria vita intima fa coronamento
Chi non è
capace di vibrare interiormente, chi si annoia se non è posto in
contatto con situazioni dinamiche che dànno sensazioni forti, chi non
ha la sensibilità di sentirsi pago anche con la sua sola vita intima, è
una creatura che non possiede la più vera e la più bella ricchezza,
quella interiore.
Avere una
vita interiore od essere interiormente ricchi significa trovare nel
proprio intimo tutti quegli incentivi, quei motivi che fanno vivere e
che generalmente sono cercati nel mondo esterno; significa avere una
vita di pensiero che non sia vòlta esclusivamente a indirizzare e
dirigere la propria attività; significa non annoiarsi restando soli con
se stessi e avere tanta sensibilità da emozionarsi con la meditazione
come altri si emozionano nell'ammirazione, per esempio, di paesaggi
sconosciuti.
Tutto ciò
non significa vivere staccati dalla realtà, in un mondo di fantasia; al
contrario; significa vivere più intensamente, avere la capacità di
vibrare non solo con gli stimoli grossolani ma anche con le sole
sfumature; soprattutto significa avere delle doti e delle qualità
interiori tali da costituire un mondo in attività anche nell'isolamento
più totale, ed essere, in mezzo agli uomini, un punto di orientamento da
cui possano trarre forza e ispirazione per la loro vita.
Chi
possiede la ricchezza interiore non vive mai solo per se stesso; ecco
perché essa non può e non deve essere considerata come un insieme di
qualità di cui ornarsi. Sarebbe un errore considerarla fine a se stessa;
e se è auspicabile, non lo è perché valorizza chi la possiede; è
importante e auspicabile perché amplia lo spazio in cui l'uomo può avere
esperienze e, quindi, stimoli che incrementano il destarsi alla vita di
coscienza.
Chi non ha
una sua vita interiore, chi cerca stimoli esclusivamente dalle
situazioni del mondo esterno, finisce col saturarsi di quelle
situazioni, e per trovare nuovi stimoli, si direbbe per fuggire la noia,
per richiamare l'attenzione degli altri su di sé, per colmare in qualche
modo il suo vuoto interiore, State attenti a non far diventate scopo della vita i vostri malanni più o meno immaginari; cercate di non creare, o di non esagerare, i vostri problemi; cercate di non farli diventare qualcosa che serva a colmare il vostro vuoto interiore. Chi dà sapore alla vita solo per mezzo degli stimoli che gli vengono dal mondo esterno, quando questi gli vengono a mancare, o non gli dicono più nulla, si trova faccia a faccia col suo vuoto interiore e resta attanagliato dall'angoscia. Nasce così il problema di come sfuggire all'angoscia.
I
frutti del vuoto interiore
Le
soluzioni che si adottano possono essere molteplici e più o meno
tragiche. Dalla ricerca di conforto e di aiuto da parte di qualche
sedicente maestro, alle droghe e al suicidio.
Certo è
che le soluzioni sono tutte errate perché non sradicano la causa
dell'angoscia che, appunto, è il vuoto interiore, ma si limitano a
tamponare l'effetto cioè a tacitare l'angoscia stessa.
Cercare il
conforto della protezione di qualche "istruttore spirituale " è una
illusione. Nessuno può fare per il singolo quello che il singolo
personalmente, individualmente deve fare; nessuno può togliervi quello
che, inevitabilmente, per il vostro progresso individuale, dovete fare.
Chi vi promette avanzamenti nella via dello spirito, o immunità dagli
avvenimenti dolorosi, vi illude. Noi stessi, se erroneamente pensate che
vi promettiamo tutto ciò, siamo per voi involontaria fonte di illusione.
Non dovete
venire a noi sperando che noi possiamo farvi
Noi siamo
come il cibo per l'affamato, il quale non si sazia al solo guardare il
cibo ma deve portarlo alla bocca, altrimenti non si sfamerà, né si
sfamerà guardando gli altri sfamarsi. Non dovete venire a noi sperando
che noi, per voi, risolviamo i vostri problemi o vi diamo serenità
allontanando i motivi del vostro affanno. Noi, al massimo, possiamo
insegnarvi a risolvere i problemi, a trovare in voi stessi quella forza
Ricorrere
alla droga per obliare l'angoscia che nasce dal vuoto interiore è
eludere il problema nel peggior modo. Non si deve credere, però, che
drogati siano solo Coloro che assumono sostanze chimiche alienanti. Se
drogato è colui che è ricorso a eccitanti per stordirsi e sfuggire
all'assillo dei propri problemi o alla noia del proprio vuoto interiore,
i drogati sono molti di più di coloro che sono bollati con un tale
I
negatori della vita
Vi sono
alcuni che, non sapendo come colmare il proprio vuoto interiore,
finiscono con l'uccidersi. Rifiutano la vita che, a loro giudizio, non
sa dare un valido motivo di essere vissuta e non si accorgono che,
invece, sono loro che non sanno trovare una ragione di vita.
Piuttosto
che rifiutare la vita, qualunque scopo si dia ad essa, sarà sempre uno
scopo valido. Forse vivere solo perché si ha uno scopo che trascina, una
qualunque mèta che si vuole raggiungere, può essere simile a trovare
nelle droghe eccitanti lo stimolo a vivere; ma piuttosto che non vivere,
cioè essere abulici, inerti, rinunciatari, è meglio essere degli
esaltati, dei fanatici, degli invasati. Cadere nell'abulìa,
nell'inerzia, nell'assenza di desiderio, è come suicidarsi, perché il
desiderio è vita e vivere, anche in modo opposto al raggiungimento delle
qualità interiori, alla fine porta sempre a quelle qualità, alla
costituzione della coscienza individuale.
Dal proprio vuoto interiore alcuni sono portati a distruggere le qualità degli altri, dei loro simili , per sentirsi meno poveri, meno mancanti della vera ricchezza. Sono creature che comunemente si definiscono ciniche perché beffardamente disprezzano tutto. Così
facendo, oltre che distruggere se stessi distruggono gli altri. Ciò è
una forma di omicidio perché, come è suicidio l'abulia, il rinunciare a
lottare per vivere, così distruggere
Chi
veramente vale non ha bisogno di minimizzare il valore altrui; non teme
il confronto perché neppure se lo pone; non vive per essere il più bravo
ma ciò che fa lo fa per amore al fare, al creare. Chi ha questo amore
non sente sacrificio e non chiede ricompensa; la sua ricchezza interiore
è mercede sufficiente; non aspetta che gli altri facciano o diano
l'esempio; non è trascinato dalla decadenza e dal dilagare della
disonestà e dell'angoscia e dell'ingiustizia ma, al contrario, vi si
oppone facendosi modello di comportamento, perché sa che
quando gli scandali si susseguono senza più scandalizzare,
quando la giustizia colpisce solo
i deboli ed i poveri,
quando la ragione più non vale e
si pensa solo ai propri
quando si cerca solo lo svago,
quando il divertimento più non
diverte,
quando, per fare il proprio
dovere, è necessario avere paura, allora, perché non accada il peggio,
è il momento di capire che ognuno
è responsabile
e che a ciascuno individualmente
spetta rendere bello e funzionante
il suo mondo.
CLAUDIO
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