alla comunione degli esseri

Tratto dal libro "Oltre l'illusione" - Edizioni Mediterranee

 

Vedo qua fra voi qualcuno che ha vissuto l'incarnazione precedente all'attuale, al tempo della rivoluzione francese. Parlo del figlio Aurelio. E allora mi ricordo, come voi sapete, che al tempo della rivoluzione francese i rivoluzionari, fra l'altro, deposero dagli altari Dio - ormai ridotto ad un concentrato di assurdità - ed innalzarono al suo posto la Dèa Ragione. Ebbene, se gli effetti della rivoluzione francese fossero stati limitati a questo fatto, certamente quell'avvenimento sarebbe stato ricordato dai posteri come uno dei più salutari della Storia.

 

Questa sera vorrei imitare i rivoluzionari francesi per quanto riguarda la questione dell'aborto. Cioè, guardare questa questione solamente dal punto di vista della logica e del buon senso, sceverandola da tutte quelle implicazioni religiose che la rendono scottante. 

 

Voi direte: "che cosa c'entra la morale con la logica?". C'entra perché, vedete, la morale ha una sua profonda logica, tanto che quando si discosta da essa diventa immoralità. Perciò una cosa quando è assurda, anche se appartiene alla religione, è immorale. Non ha certo la pretesa di dare delle soluzioni folgoranti; sono troppo convinto che si tratta di questioni personali. 

Ma mi piacerebbe sgombrare il campo - come si suol dire - da tutte quelle false morali, quei pregiudizi, quei preconcetti, quelle falsità, insomma, che travisano la questione, per riportarla alle sue giuste dimensioni, già vaste in sé tanto da non doverle dilatare più oltre. Perciò, diamo uno sguardo indiscreto al talamo nuziale del signor Rossi e consorte. "Caro - alita lei - non credi, dopo due anni di matrimonio, che sia giunto il momento di pensare ad un figlio?". "Che fretta c'è - risponde lui, sacrificando il suo amor proprio di maschio - siamo ancora giovani, abbiamo tempo, godiamoci la nostra libertà! E poi fra un anno avrò una promozione e, con quella, un aumento di stipendio. Allora potremo pensare ai figli". 

 

Saggia ed assennata decisione, non c'è che dire, dovrete convenire con me. Intanto il Padre Eterno aspetta l'aumento di stipendio del signor Rossi per creare una nuova vita. Bene fate, signori Rossi, a pensarci molto e non poco prima di decidere, perché una volta tratto il dado non è più possibile tornare indietro. Ci mancherebbe altro! Scomodare il Padre Eterno per un "nulla di fatto"!  Ma cosa credere? Di avere arbitrio sulla vita di un altro essere? Di poter decidere, dopo l'amplesso, se deve o non deve nascere? Prima dell'amplesso sì, prima potete farlo, ma dopo no. Come dite? "Perché prima sì e dopo no?". Mah, si dice: "perché la vita è sacra e nessuno ha diritto sulla vita di un altro ". Ma ogni coppia, senza arrivare all'aborto, disinvoltamente - e non certo con problemi di coscienza - decide della vita o della morte di tutti gli esseri, i figli, che potrebbero da essa nascere. 

 

Si obietterà che nel caso dell'aborto, della gravidanza, si è di fronte ad una vita esistente e nessuno ha diritto di sopprimere un essere vivente. Lo Stato poi dovrebbe prevenire e reprimere i delitti contro la vita. Certo sono d'accordo, anzi sono d'accordissimo, sono così convinto della sacralità della vita, che ne faccio un principio generale valido per ogni sua forma, e non solo per quella umana. Ma ho dinanzi ai miei occhi sterminati campi di battaglia dove giacciono le ossa di tanti poveri diavoli - pardon - di tanti poveri esseri umani mandati d'imperio ad uccidere o ad essere uccisi, comandati dallo Stato di combattere, e non certo in ossequio al principio della sacralità della vita, che lo Stato dovrebbe tutelare. Si obietterà che nelle guerre ci sono gli aggressori e gli aggrediti e che è un sacrosanto diritto anche la difesa, non c'è dubbio. 

Ma allora? Certi ideali morali non sono così assoluti come si vuol far credere; pensavo che la vita fosse così sacra - la vita altrui - da imporre di lasciarsi aggredire e soccombere, prima di uccidere. 

Ma voi mi dite che la difesa dei propri beni o dei propri diritti è più importante della sacralità della vita altrui. E qua sarebbe molto facile fare del sarcasmo! Ma vi chiedo soltanto: se allora lo Stato ammette che quel principio così sacro, passi in sottordine rispetto a motivi la cui fondatezza io non voglio discutere, per quale motivo lo Stato dovrebbe impedire ad una coppia che abbia altre fondate ragioni di decidere di non avere figli, dopo l'amplesso, tanto più quanto questa decisione è legittima prima dell'amplesso? 

 

E qua si aprono tutte le capziose discussioni sul concetto autonomo della vita dell'ovulo fecondato, sul concetto di persona, su vita consapevole e vita inconsapevole. Questioni tutte che fanno tremar le vene e i polsi, perché basti pensare che tutto vive; dal cristallo che si cristallizza, alla cellula, al filo d'erba e su su. E che ogni vita è sempre "consapevole", quanto meno a livello di sensazione.

 

Vedete, posso anche essere d'accordo con un'interpretazione estremamente rigorosa di ciò che può danneggiare la vita; ma allora, il rispetto dovuto alle forme vegetative umane come la vita di un ovulo fecondato, deve essere esteso - non dico alla forma di vita vegetativa naturale, che sarebbe troppo pretendere - ma almeno agli animali. Si cominci con l'abolire assolutamente la caccia, non meno delittuosa dell'aborto nei confronti della vita.

 

Io credo che il vero delitto non stia tanto nell'azione, quanto nell'intenzione; nella ragione per cui l'atto è commesso. Perciò la questione dell'aborto è una questione personale di coscienza, riservata ai soli interessati, e non può essere regolata da leggi dello Stato le quali possono disciplinare i rapporti fra cittadini - fra lo Stato e i cittadini - al fine di tutelare il bene comune dei singoli, ma non pretendere di disciplinare il pensiero e la coscienza degli uomini. Lo Stato non ha alcun interesse, né diretto, né legittimo, né valutabile ecc. ecc. che possa giustificare un'interferenza nella decisione dei genitori di non avere un figlio.

 

E poi la responsabilità dei genitori non è grande solo quando essi decidono di non avere un figlio; e più grande quando decidono di averlo, assumendosi automaticamente l'imperioso dovere di educare il figlio con autorità, ma non con sopraffazione; con amorosa pazienza ma non con lassismo, premiando ma anche castigando, mirando a quello che essi ritengono il bene del figlio, e non solo al suo piacimento. 

I genitori hanno l'obbligo di dare al figlio il necessario, che è più dell'indispensabile e meno del superfluo. Perciò oltre che la loro forza d'animo, debbono valutare le loro possibilità economiche, ed in base a tutti questi elementi, decidere quanti figli avere o non avere. Dal punto di vista dei genitori è molto più crudele far nascere un figlio negli stenti, che non farlo nascere affatto. I genitori debbono essere lasciati liberi di decidere secondo coscienza, perciò la loro volontà non deve essere coartata da propaganda di alcun genere, in special modo di quelle atte ad incrementare le nascite per fini nazionalisti, razziali e perciò razzisti.

 

Vedete, che vi siano delle donne che non sanno rinunciare alla maternità, pure essendo affette da gravi malattie ereditarie - sperando che nel frattempo la medicina progredisca tanto da prevenire, o per lo meno curare le infermità a cui potrebbero essere assoggettati i loro figli - è abbastanza grave. Ma che certi casi siano gabellati dai moralisti come fulgidi esempi da imitare di puro amore e istinto materno, è semplicemente mostruoso. 

 

Questo ci fa riflettere sul fatto che affidarsi alla coscienza degli uomini significa supporre, o presupporre, che si tratti di esseri responsabili, ma il che non è fatto abituale. Allora, quando manca la coscienza, torna necessaria l'imposizione esterna della norma: allora la norma deve essere limitativa delle nascite che possono avvenire ad opera di genitori irresponsabili, e non il contrario. In ogni caso vale il principio che la legge deve essere fatta per l'uomo e non l'uomo per la legge. 

 

Cesso di scandalizzare i moralisti, ma prima vorrei rivolgermi a tutti i probabili genitori e chiedere: "Per quale motivo volete dare la vita? Perché così si deve fare? Per esibizionismo? Per riempire la vostra esistenza di giocattoli viventi? Per continuare la vostra stirpe? Incoscienti! Meritereste di non poter procreare. Siate consapevoli della grande responsabilità che vi assumete, di fronte alla quale tutto passa in second'ordine, la vostra esistenza stessa. E agli altri, a quelli che non vogliono figli, chiedo: "Perché non li volete? Perché vi sono serie possibilità che i vostri figli nascano malati, oppure gravemente mancamentati? Allora fate bene, anzi fate benissimo. Se il Padre Eterno ha qualcuno da punire, che si arrangi da solo; non spetta a voi fare i boia.

 

Oppure non li volete perché le vostre condizioni economiche sono veramente problematiche e temete di non avere il necessario da dare ai vostri figli? Capisco il vostro dubbio; vorrei aiutarvi ma non posso, perché ogni caso è un caso particolare e spetta solo agli interessati risolverlo in sincerità, nella speranza, ma anche nell'incertezza, di chi non sa che cosa il futuro può riservargli di bello o di brutto. Posso solo assicurarvi che nella pura intenzione altruistica non c'è peccato.

E a quelli che non vogliono figli solo perché i figli sono scomodi, creano preoccupazioni, complicazioni, magari fanno apparire più vecchi, chiedo: "Perché optate per la non vita, per la morte? Per il vostro egoismo? Siate per la vita, per la sua crescita, per il suo domani! Adoperatevi a migliorarla vivendola e facendola vivere. Amatela e difendetela anche se costa, date ad essa lo spazio e la fiducia che merita, perché la vita è il più gran dono!

 

 

 

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