Rivolgo queste mie parole a coloro che si avvicinano a noi addolorati
dalla cosiddetta perdita di una persona a loro cara, sperando di mettersi
in comunicazione con lei per lenire il loro dolore col trovare la prova
della sua sopravvivenza.
Quello che io spero di riuscire a darvi non è tanto il sollievo
alla vostra sofferenza quanto farvi comprendere che quello che vi è
accaduto deve essere il fermento per la vostra trasformazione, che deve
condurvi a vedere la vita da un nuovo punto di vista.
Uno degli interessi che spingono l'uomo ad accostarsi e ricercare il
fenomeno medianico è quello di trovare una conferma della sopravvivenza
dell'essere alla morte del corpo. Tale conferma può essere ricercata,
fra l'altro, per fugare la propria paura di cessare di esistere, oppure
per lenire il dolore che la morte di persone amate ha determinato.
In più occasioni ci siamo espressi sulla validità del
fenomeno medianico, che si può chiamare spiritico solo di rado,
quando raggiunge il contatto con un essere disincarnato. Infatti, anche
nei casi in cui non c'è frode cosciente, il che è abbastanza raro, la comunicazione
può avere origine nella psiche dei presenti, che dirige le facoltà
paranormali del soggetto medianico.
La ragione della frode involontaria sovente risiede nel desiderio di
mettersi in contatto con chi non vive più fisicamente, oppure di
avere la prova della sopravvivenza, cioè nel desiderio che la realtà
sia quale si vorrebbe che fosse.
Tuttavia, anche la prova che il raro fenomeno realmente spiritico costituisce
ha, quasi sempre, valore soggettivo, cioè non è assolutamente
probatoria per chi non ha vissuto di persona l'esperienza; perciò
non dà alla scienza umana, costituita da certezze oggettive, un
arricchimento, un punto fermo per la conquista di ulteriori mete.
D'altra parte, siccome le azioni degli uomini non traggono origine
solo e sempre dalle certezze oggettive, tutto questo non deve impedire
all'uomo di avere una sua opinione in merito e, conseguentemente, un suo
comportamento.
Il fatto che noi rappresentiamo costituisce una proposta di opinione
e, conseguentemente, una proposta di vita, nella quale l'uomo è
consapevole di far parte di una collettività in cui i più
dotati che detengono un qualsiasi potere non sopraffanno i deboli, ma colmano
le loro deficienze; in cui si invocano maggiori diritti solo quando si
adempiono nel miglior modo tutti i propri doveri; in cui gli errori degli
altri non diventano giustificazione dei propri ed invito ad errare, ma
incentivo a perseguire un mondo migliore cominciando a migliorare se stessi.
Non è, questa, una comoda concezione della vita; tutt'altro;
però è una concezione che ha il pregio di rispecchiare l'ordine
naturale delle cose; che non chiude la realtà in schemi fissi sacrificando
l'individuo ma, via via, l'adatta alle sue reali esigenze evolutive.
Chi si rivolge a noi, più che la prova della sopravvivenza trova
una simile concezione della vita, che è molto di più della
certezza che l'essere non cessa di esistere. Chi, invece, cercasse solo
tale conferma, o la comunicazione con qualche caro trapassato, perderebbe
il suo tempo.
Anzi, vi dirò di più: esorto a diffidare dei medium che
si dichiarano capaci di evocare a piacimento i disincarnati.
Acciocché il contatto avvenga non basta che vi sia il tramite:
la comunicazione deve essere prevista dall'ordine generale secondo cui
si svolgono le cose.
Chi conosce la storia dello spiritismo sa che vi sono stati medium
che hanno servito da tramite per le comunicazioni di molte entità
e non sono essi riusciti a mettersi in contatto con una che, più
delle altre, amavano e desideravano sentire.
Noi siamo una delusione per chi avesse tali aspettative. Tuttavia,
non possiamo ignorare la dolorosa aspirazione di chi soffre per il trapasso
di una persona amata. Con tutto ciò, più che permettere il
contatto con essa, invitiamo chi soffre di questo a riflettere sul suo
dolore. Naturalmente, parlo nel presupposto che chi mi ascolta sia una
persona ragionevole perché, altrimenti, a nulla servirebbe il mio
dire.
Comincerò il mio discorso invitando a riflettere sul fatto che
la vita dell'uomo deve avere uno scopo, che non può essere quello
di soddisfare tutti i desideri umani e di pensare o preoccuparsi solo per
se stessi.
La vita sociale e di relazione in cui l'uomo viene a trovarsi, gli
avvenimenti stessi che gli accadono, il suo stesso modo di reagire agli
stimoli, lo inducono a dedicare uno spazio più o meno grande agli
altri. E gli altri sono - almeno in principio dell'evoluzione della coscienza
- coloro la cui vita in qualche modo si riflette sulla propria, in qualche
maniera la condiziona. E un dedicarsi egoistico, quindi, allorché
il legame non sia stabilito dall'affetto; ma anche quando l'interesse all'altro
è originato dall'amore, non sempre è spoglio di egoismo;
anzi, spesso si tratta di amore possessivo.
Il vero amore desidera il bene di colui che si ama anche se ciò
si concretizza in una situazione in cui l'amato non si può più
avere vicino come prima. Credo che nessuna persona ragionevole possa contraddire
tale affermazione.
La vita presenta degli avvenimenti che non sono conseguenza della volontà
di alcuno ed altri che, pur essendo conseguenza del comportamento di qualcuno,
coinvolgono certi che non vi parteciperebbero se non fosse il caso che
li ha messi a tiro.
Di fronte a tali eventi si ripropone il quesito che indubbiamente ogni
uomo si è posto nel corso della sua vita, e cioè se l'esistenza
di tutto abbia un suo significato, oppure se tutto sia un non-senso.
Quelli che non accettano il significato trascendente della vita si
giustificano dicendo che non è dimostrato questo significato trascendente
della vita; tuttavia, quando la loro esistenza li mette di fronte a dover
accettare o no qualcosa di indimostrabile, suppliscono alla mancanza di
certezza con la plausibilità offerta da un ragionamento logico.
E non si può certo affermare che logico sia pensare che all'origine
di tutto quanto esiste vi sia una fortuita circostanza che dal nulla -
in senso organico - non solo avrebbe creato la materia e la vita, ma avrebbe
soprattutto composto quel codice genetico secondo cui tutto si sviluppa
ordinatamente. Cioè, è assurdo pensare che dal caos il caso
abbia creato, o quanto meno avviato, il procedere ordinato, ossia l'ordine
e il fine.
Se, invece, si volesse supplire a tale mancanza di logica pensando
che tutto quanto esiste, esiste da sempre - cioè senza origine -,
allora ne conseguirebbe che tutto sarebbe eterno, al di là della
caducità delle singole forme, e quindi l'esistere sarebbe eterno,
al di là della caducità delle singole esistenze: ossia si
affermerebbe, implicitamente, ciò che si vuol negare.
Perciò, il negatore del senso trascendente della vita in nessun
caso fonda la sua opinione sulla logica, come fa invece tranquillamente
quando nella vita deve prendere partito di una cosa inaccertabile oggettivamente.
La logica conforta, invece, l'opinione di chi crede che l'esistenza
del Tutto abbia un significato trascendente. Non è certo il caso
di addentrarci in dispute religiose o filosofiche, che nascono da una simile
convinzione; tuttavia credo che si possano accettare, senza scomodare troppo
la fede, alcune plausibili affermazioni come, per esempio, che se l'esistenza
del cosmo ubbidisce a precise leggi, cioè ha un ordine, lo stesso
ordine non può mancare nella vita dell'uomo, elemento di tale cosmo;
e che al di là dell'incomprensibile, per noi, significato degli
avvenimenti che ci capitano, a cui prima facevo cenno, vi sia un preciso
significato, una profonda ragione.
In altre parole: o Dio non esiste, ma è illogico; oppure, se
esiste, non può essere dispettoso e crudele. Cosicché quello
che si reputa un castigo, una cattiveria della vita, al di là del
suo sapore immediato deve nascondere un fine degno della Divinità,
cioè un fine di amore e di vero bene per chi lo subisce. Tutto ciò
è quanto suggerisce la logica e il buon senso.
Allora, voi che siete schiantati dal dolore per la perdita di una persona
amata, se siete creature ragionevoli, se veramente amate chi è trapassato,
dovete arginare il vostro dolore nel pensiero che la sofferenza che state
vivendo ha un senso per la vostra vita, e che la morte di chi amate è
un evento necessario al suo vero bene.
Se veramente amate chi è trapassato non potete essere tanto
egoisti da pensare che sarebbe stato meglio che il suo bene non si fosse
compiuto.
Ripeto: tutto questo è quanto una persona di buon senso può
accettare senza scomodare la fede, semplicemente seguendo il raziocinio,
strumento che appunto è dato all'uomo per fargli capire il senso
della realtà nella quale vive.
Se poi, per bontà vostra, credete che la voce che vi parla giunga
da quella dimensione di cui prende coscienza l'essere dopo la morte del
suo corpo fisico, e se ancora credete che questa voce conosca, se non tutto,
almeno parte della Verità, perché non basta essere trapassati
per essere nel Vero; allora vi dico, sapendo che mi credete, che la separazione
dai vostri cari trapassati è solo per voi, che rimanete nel mondo
fisico, perché loro vi sentono e vi vedono in forza del legame amoroso
che vi unisce.
Non pensateli quindi con dolore, perché li rattristereste; ricordateli
nei momenti in cui erano sereni, nella certezza che li ritroverete, perché
il legame creato dall'amore è un legame che non si spezza mai e
che, nelle future esistenze, conduce chi si ama a ritrovarsi in amore.
Come l'esistenza di chi è trapassato continua, così la
vostra deve proseguire a beneficio di coloro che vi sono vicini fisicamente.
Se vi sembra che il destino sia stato crudele con voi, avete un motivo
di più per non essere crudeli con gli altri facendo pesare su loro
il vostro dolore.
Ora mi fo' portavoce di un ideale messaggio che tutti i vostri amati,
che hanno lasciato il piano fisico, potrebbero rivolgervi. Accoglietelo
nella convinzione che corrisponde al loro sentire:
« Amore mio, non potermi vedere più fisicamente ti ha lasciato
in un dolore che ti fa rifiutare la vita.
Sappi che questa è l'unica cosa che può farmi soffrire,
e perciò promettimi che troverai la forza necessaria per reagire
e continuare a vivere come quando mi vedevi, mi toccavi, mi interrogavi,
ed io ti rispondevo.
Sappi che sono egualmente vicino a te; anzi, più di prima; e
che l'amore che ci unisce ci lega indissolubilmente e ti condurrà
a rivedermi, riabbracciarmi, riavermi.
Le nostre strade sono solo momentaneamente ed apparentemente divise,
ma al di là del velo che ti separa da me, e che dà corpo
al romanzo della vita, noi siamo una cosa sola.
Ora tu non puoi più dedicarti a me fisicamente, e se rimpiangi
di non averlo fatto in passato più di quanto potevi, promettimi
che da ora in poi ti dedicherai di più agli altri a cui sei vicino,
ed offrimi quel di più che farai.
Un giorno, quando tutto questo anche per te sarà compiuto
e trascorso, volgendoti indietro nel ricordo tutto ti sembrerà un
brevissimo sogno, quasi non vissuto, e solamente la pienezza data dalla
consapevolezza di aver pagato un debito, la gioia della comprensione del
perché è potuto accadere, la felicità di ritrovarsi
quale frutto del tuo dolore, saranno ciò che ne rimane.
Ti amo.
Per sempre tuo »
DALI
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